Cucinare mi piace molto. Circondarmi di ottime materie prime e sentire il profumo che si leva dalle pentole e dalle preparazioni. La ricerca dell’equilibrio di un piatto e della presentazioni più adatta. In fondo anche in questo caso si tratta della ricerca del bello.
Le ricette che mi danno le maggiori soddisfazioni sono le ricette semplicità. Questo perché dietro una apparente semplicità si nasconde spesso una grande complessità.
Tra queste una delle mie preferite in assoluto è la pasta con il sugo di pomodoro o pomarola come la chiamava mia nonna.
Per mia nonna nutrivo una vera e propria venerazione. Toscana di famiglia, era una cuoca strepitosa oltre che persona molto saggia. Molte delle cose che so della cucina me le ha insegnate lei quando ero davvero molto piccolo. Era un grande interprete dei piatti della tradizione toscana. Oltre alla pomarola ricordo i crostini di milza, i pici all’aglione e tante, tante altre.
La pomarola sembra un piatto semplice ed in fondo lo è: Richiede comunque la ricerca dell’equilibrio dei sapori.
Quando la faccio seguo pedissequamente le indicazioni di mia nonna. Di lei mi piaceva molto il fatto che nelle sue ricette raramente segnava le proporzioni. Lei le sapeva e le scoprivi solo se le stavi vicino mentre cucinava.
Io prendo i pomodori molto maturi e spesso mi piace cambiare varietà per cambiare gusto. Possono essere San Marzano, a grappolo o cuore di bue. Li taglio a pezzi grossi e li metto in una casseruola.
Prendo due carote di medie dimensioni, taglio anche loro a pezzi grossi e li unisco ai pomodori. Allo stesso tempo recupero due cipolle grossine, meglio se sono cipolle di Medicina, le taglio a pezzi grossi e le faccio finire nella casseruola.
Due coste di sedano che privo dei filamenti e sempre dopo averli tagliati in pezzi grossi aggiungo al resto degli ingredienti.
Aggiungo delle foglie di basilico spezzettate con le mani, aggiusto di sale e pepe e metto tutto sul fuoco.
Il fuoco deve essere gentile, come diceva nonna Ida. Bassissimo. Copro con un coperchio e lascio cuocere il tutto come se fosse un ragù per almeno due ore.
Al termine della cottura lascio scolare il composto per una oretta per raccogliere il liquido di cottura e subito dopo passo il rimanente in un passaverdure per fare la pomarola vera e propria. Cerco di spremere il più possibile per ottenerne la maggiore quantità possibile.
Mi raccomando, se lo fate usate un passaverdure ed evitate come la peste di frullatore ad immersione. La pomarola deve avere una consistenza che solo il passaverdure può darle.
A questo punto cuocio la pasta, metto un pò di salsa in una pentola e aggiungo burro e olio extravergine di oliva.
Quando la pasta è pronta la faccio saltare un pochino in padella e me la mangio con grande gusto.
Anche il liquido che si è ottenuto in precedenza può essere usato per condire una pasta. E’ fenomenale.
Una cosa semplice ma che mi riporta sempre indietro ad un momento molto felice della mia vita.
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