Andare piano

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Io sono cresciuto in un mondo informatico in cui il multitasking era un gran lusso e dove l’unica interfaccia che avevi con il computer era la tastiera a la linea di comando.

Potevi sì lanciare dei programmi in background ma, alla fine, sullo schermo del tuo terminale potevi lavorare su una applicazione alla volta.

Mi sono reso conto che tendo a trasporre questa vecchia abitudine anche sulle macchine moderne che ho a disposizione. Con 32 Gb di RAM potrei avere decine di applicazioni aperte e saltare dall’una all’altra senza soffrire di particolari problemi.

In realtà mi rendo conto del fatto che non ne ho mai più di due aperte contemporaneamente. Può essere un documento di testo insieme a Keynote. Uno spreadsheet con Obsidian.

La sostanza è che lavorando tendo ad essere monotask.

Durante le conference call così frequenti in questi ultimi due anni ogni tanto mi capita di vedere i browser delle persone che condividono lo schermo e vedo decine e decine di tab aperte. Io, sinceramente, ne ho quasi sempre solo una aperta.

Mi è capitato di leggere recentemente l’articolo di uno sviluppatore che dice di usare sempre e solo macchine più vecchie di almeno quattro anni. Lui sostiene che questo lo aiuta ad essere maggiormente focalizzato, a distrarsi meno e a scrivere codice più efficiente date le scarse risorse della macchina.

Tutto sommato, considerando quanto scritto sopra non credo che sia una considerazione del tutto sbagliata.

Certo dipende dagli strumenti che devi utilizzare per fare il tuo lavoro.

Come ho scritto negli scorsi giorni sto giocherellando con Oculus e Unity nel mio tempo libero. Per sviluppare su Unity ti devi scaricare lo Unity Editor che è fatto di 6/7 Gb solidi di roba. Sul mio MacBook Pro Intel con 32Gb di RAM non è raro che le ventole comincino a darsi da fare come se il computer dovesse decollare ogni volta che devo compilare qualcosa di complicato.

La realtà è che il mio multitasking è veramente molto inefficiente e mi distraggo molto facilmente. Per questo quando lavoro ho la naturale tendenza ad eliminare qualsiasi distrazione e a lavorare su una sola cosa alla volta.

Forse non sto sfruttando appieno la potenza che oggi ho a disposizione ma per il momento questo è ancora il metodo che mi porta i risultati maggiori.

Questa è anche la ragione per cui non sento la grande necessità di avere più di un monitor sulla mia scrivania. Lo troverei utile solo nel momento in cui sto scrivendo codice quando potrei avere il mio IDE su un monitor e la documentazione che sto consultando su un altro monitor.

In realtà quando mi trovo a dovere affrontare questa necessità mi basta aprire il display del mio notebook ed ecco che si materializza il secondo monitor.

In certe occasioni mi sento davvero un dinosauro.

Diciamo quindi che la nostra cultura e la nostra esperienza influenza la maniera con la quale interpretiamo ed utilizziamo la tecnologia a nostra disposizione. Che in fondo non è che sia questa grande rivelazione.

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