Cogl…e, Cogl…e, Cogl…e (cit.)

Quanti voi ricordano il film Quattro Matrimoni ed un Funerale?

C’è una scena nella quale Charles si ritrova a dire:

Perdonami, Signore. Perdonami per le parole che sto per pronnciare nella Tua dimora. In questo sacro luogo di venerazione e preghiera… Coglione… Coglione… Coglione coglione coglione coglione.

Ecco, se la ricordate non faticherete ad immaginare me davanti alla porta di casa intorno all’una di notte mentre pronunciavo esattamente la stessa serie di epiteti verso mè medesimo.

Salgo sul traghetto alle 4 del pomeriggio, arrivo a Porto Santo Stefano alle 17.15 e subito mi dirigo verso Milano. Viaggio tranquillo fino a Viareggio dove inizia la coda per entrare sulla A12. Altra coda sul raccordo tra la A12 e la A1 come da manuale e finalmente parcheggio la macchina davanti casa intorno a mezzanotte.

Acchiappo la borsa pregustandomi il frescuccio del mio letto, comincio a salire le scale che mi portano alla porta di ingresso di Fort Knox e vado ad aprire le varie serrature.

Terminato con l’ultima afferro la maniglia della porta, la giro e spingo per aprire. Nulla, non si apre.

Guardo le chiavi, guardo la porta e poi la vedo. La serratura dimenticata… quella che si chiude una volta all’anno. Quell’unica volta che è esattamente questa.

Ed io non ho la chiave!

Ora, è lecito domandarsi per quale motivo io non abbia copia di tutte le chiavi di casa mia. Ve lo starete domandando e soddisfo immediatamente la vostra curiosità. I motivi sono principalmente due:

  • Il primo è che abbiamo una quantità di chiavi enorme. Non so quale ne sia la ragione ma sospetto che il precedente proprietario fosse un emulo di San Pietro. Le chiavi sono tante, pesano ed anno la naturale tendenza a deformare le tasche dei pantaloni e delle giacche. Cosa che io detesto.
  • Il secondo motivo risiede in un regalo di Natale. Anni fa mi è stato regalato un portachiavi. Quando lo vidi dissi subito tra me e me: “In quest’affare tutte le chiavi di Fort Knox non ci stanno”. Avevo ragione. Ho così fatto una selezione delle chiavi strettamente necessarie a garantirmi l’accesso a casa in tempi “normali” e ho depositato il resto in cassaforte. Ovviamente la chiave necessaria a sconfiggere l’ultima barriera tra me ed il mio letto è tra queste. Immagino vi starete chiedendo perchè non hai lasciato nel cassetto il portachiavi che non andava bene. Il motivo è semplice. Era un regalo di mia moglie e non volevo dare l’impressione che non mi fosse piaciuto. Questo vale 100 punti moglie ma è parte del problema che ora devo risolvere.

Realizzo che sono chiuso fuori di casa.

Le uniche chiavi che possono aprire quella porta si trovano a Giannutri con mia moglie, in Sardegna con mio cognato e nella cassaforte di casa.

Mi siedo con la schiena contro la porta ed inizio una liturgia che credo sia il caso di non riportare tra queste righe.

Terminata la funzione, che ovviamente non ha prodotto alcun risultato tangibile, analizzo le possibili soluzioni:

  1. Risalire in macchina, tornare a Porto Santo Stefano, salire sul traghetto e andare a Giannutri a prendere il mazzo di chiavi e fare lo stesso procedimento al contrario.
  2. Aspettare la mattina e vedere se qualcuno da Giannutri oggi si muove verso Milano e chiedere la cortesia di portarsi appresso le chiavi.
  3. Cercarsi un albergo e aspettare tranquillamente che arrivi Venerdì quando tornerò a Porto Santo Stefano a riprendere moglie e prole.
  4. Chiamare un fabbro e fare scassinare la porta blindata.
  5. Acquistare un bazooka sul mercato nero ed abbattere la porta.

Considero pro e contro di ogni opzione con tanto di swat analisys e alla fine convengo che la soluzione 3 sia la migliore.

In fondo vestiti ne ho, non ho incontri particolarmente formali nella settimana, ho con me il mio iPad Pro con la tastiera che sopperisce egregiamente alla mancanza del mio Mac ed evita sbattimenti inutili.

Ora sono a Como sul bordo della piscina dell’albergo e credo di avere fatto la scelta giusta.

Tutto sommato è quasi un’altra settimana di vacanza. Almeno sembra.