Il mestiere del designer

Mi capita spesso in questi anni di fermarmi a riflettere su quali siano i tratti caratteristici del mestiere del designer. Considerazioni fatte da un punto di vista lontano dato che non posso certo considerarmi un designer.

La prima osservazione riguarda il fatto che è un mestiere relativamente giovane rispetto ad altri più tradizionali. Nasce in un momento in cui la velocità di trasformazione delle aziende tende ad essere molto alta e per questa ragione è difficile stabilire quale sia il perimetro del mestiere del designer.

Oltre a questo cominciano ad esserci specializzazioni molto diverse nel campo del design. Service Design, Visual Design, Interaction Design, Business Design e chi più ne ha più ne metta.

Possiamo quindi parlare più di tratti caratteristici del designer più che di una raccolto di skill verticali.

La capacità di leggere il comportamento delle persone credo che debba essere in cima alla lista e, forse, rappresenta l’essenza dell’essere un designer. Avere la capacità di comprendere, ed interpretare, il comportamento umano per potere soddisfare aspirazioni ed aspettative con degli artefatti fisici o digitali. Come sempre in questo campo dobbiamo leggere questo elemento sia nel contesto del cliente esterne che in quello del cliente interno.

Questo ci conduce direttamente al secondo tratto. L’equilibrio. Credo che essere un designer consista nella continua tensione verso la ricerca dell’equilibrio tra le parti. Trovare il modo di consegnare al cliente esterno la migliore esperienza possibile e, allo stesso tempo, permettere al cliente interno di raggiungere i suoi obiettivi.

Esiste un’altra tensione chiave in questo mestiere. La tensione tra un aspetto prettamente creativo e la ncessità di arrivare ad una soluzione “possibile”. Troppo spesso ho visto grandi voli pindarici del tutto irrealizzabili dal punto di vista tecnico o di processo. Mi verrebbe da dire che quella è più arte che design. Per questo credo sia assolutamente necessario che il design si doti di un processo ben strutturato che sia in grado di fare divenire realtà un processo creativo.

Il designer risolve problemi con soluzioni tangibili.

Il buon designer tende ad avere una coscienza molto ben definita e questa si rifletta in maniera diretta nel suo lavoro. Molto spesso vedo riflessa questa coscienza, od umanità, nelle attività che egli coltiva al di fuori del suo lavoro. Se volessimo banalizzare potremmo dire che i designer sono delle brave persone.

Il designer è un giocatore di squadra. E’ un contesto di team dove riesce a dare il meglio di sé e dove si genera una alchimia eccezionale. La somma dei talenti di un team si amplifica enormemente rispetto alla singolarità. La capacità di contenere il proprio ego gioca in questo caso un ruolo fondamentale. Questo è per un elemento chiave per me quando seleziono delle persone. Potrai anche essere un designer di grande talento ma se percepisco che il tuo ego è troppo sviluppato non ti assumerò mai.

Il designer tende ad essere un spirito libero e per questo ha la necessità di vivere in un contesto chi gli permetta di esprimersi. Questo significa che metterlo in un contesto lavorativo classico fatto di orari, regole, limiti è come mettere un leone in gabbia.

Il designer è un grande comunicatore. Deve essere capace di spiegare, raccontare e narrare il risultato del suo lavoro e tutti i designer che conosco sono in grado di farlo.

Infine il designer oggi deve avere una consapevolezza dei meccanismi che regolano le attività delle aziende moderne. Oramai non si può più prescindere da una certa consapevolezza del “business”. E’ un universo che deve necessariamente comprendere, almeno superficialmente, per essere efficace nel suo lavoro. Questo avviene perché oramai egli non vive più “ai confini dell’impero” come era qualche anno fa. Oggi il designer si trova sotto i riflettori ed è chiamato a risolvere problemi che sono vitali per la sopravvivenza dell’azienda.

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