Prenotalo

Sono un fedele utente del Kindle e, di conseguenza, dello store di Amazon. Oramai sono veramente pochi i libri che compro in formato cartaceo.

Per questo motivo passo molto tempo a visitare lo store di Amazon per verificare cosa c’è di nuovo che potrebbe interessarmi.

Come ho scritto in passato il romanzo giallo è quello che mi attrae di più in questi ultimi anni.

Come tutti ho i miei autori preferiti come Gianrico Carofiglio, Loriano Machiavelli o Antonio Manzini tanto per citarne alcuni.

Dei loro scritti mi piace il fatto che mi bastano poche righe per ritrovarmi in un ambiente familiare che mi è piaciuto in passato.

Per questo mi fa molto piacere vedere che c’è un loro nuovo titolo in vendita. Mi prefigura il piacere di immergermi nuovamente in una lettura piacevole ed il momento si carica di aspettativa.

Aspettativa che viene grandemente delusa quando cliccando sul titolo che ti interessa vedi apparire il bottone “prenota” al posto di quello “acquista”.

Delusione totale.

Terremoto

Sono le sette e quaranta del mattino. In realtà sono le otto e quaranta ma questa notte è scatta l’ora solare.

Sono ancora in uno stato dì dormiveglia ma sento che i bambini e mia moglie si stanno già preparando per la colazione.

Siamo in vacanza a Treia, nelle Marche. Ci veniamo ogni anno in questo periodo. Come sempre siamo scesi in un agriturismo in campagna. Quella casa di pietra con centinaia di anni di storia ci ha sempre infuso grande sicurezza e la pace della campagna grande tranquillità.

Non ho ancora voglia di alzarmi. Il tepore delle coperte mi trattiene.

I mobili della stanza cominciano a tremare, la testiera del letto sbatte contro il muro.

In un primo momento lentamente e poi sempre più forte, più forte, più forte.

Il terremoto. Non quello di cui sento parlare alla televisione o di cui leggi sui giornali. Il terremoto, quello vero. Quello che sta capitando a te ed alla tua famiglia.

Balzo giù dal letto con una lucidità che mai mi sarei aspettato in momenti come questo.

Tutto si muove, tutto oscilla. Il lampadario della stanza sbatte contro le grandi travi del soffitto.

In stanza cadono i primi calcinacci.

Spingo tutti fuori dalla stanza e li faccio stare sotto una possente architrave. 

Cadono altri calcinacci. La polvere di gesso dell’intonaco ci entra negli occhi.

Continua, continua, continua.

Tutto trema ed io mi auguro che chi ha costruito questa casa sia stato uno che sapeva il fatto suo.

Siamo al primo piano. La scala è troppo lontana e tutto si sta ancora muovendo.

Guardo i bambini che si sono affidati completamente a noi e che sono avvinghiati ad Elisa. 

Dura quella che mi è sembrata essere una eternità. Non finiva mai.

Non appena il tremore della terra si placa scendiamo ed usciamo all’aperto. È una calda mattina di Ottobre.

Guardo l’esterno della casa e vedo i danni sull’intonaci ma tutto il resto sembra non avere riportato gravi danni.

Da quando è successo la terra continua a tremare. Anche ora mentre sto scrivendo ho sentito un’altra scossa. Perfettamente percettibile.

È qualcosa che ti rimane dentro e che fa rimanere sempre all’erta.

Scoprirò più tardi che l’epicentro era a cento chilometri da qui. Molto, troppo vicino.

Le serie TV

Non sono un fanatico di serie televisive ma ciò non toglie che mi appassiono grandemente ad alcune di esse.

Le ultime serie che ho visto per intero sono Sense8, Stranger Things e Glitch.

Ho un grandissimo rispetto per gli sceneggiatori di queste serie. Sono in grado di tenerti incollato allo schermo creando un mistero dietro l’altro senza soluzione di continuità.

Il loro lavoro non è solo mestiere. Ci vuole un altissima dose di creatività per produrre queste cose.

Con l’avvento di Netflix, Sky Go e affini hai inoltre la possibilità di farti delle discrete maratone.

E le maratone le fai perché vuoi delle risposte a tutti i quesiti che emergono dalla trama.

Peccato che tu arrivi alla fine delle serie con più domande che risposte.

Capisco che esista la necessità di trattenere lo spettatore di fronte allo schermo una stagione dopo l’altra ma mi piacerebbe che non lo si lasciasse completamente a secco di risposte.

Per questa ragione termini ogni stagione con un misto di amore ed odio. Amore perché sei stato coinvolto in un racconto che desideri possa continuare. Odio perché non ci hai capito una mazza.

Se qualcuno ha capito perché i personaggi di Glitch sono resuscitati sarebbe così cortese da farmelo sapere? Giuro, vi perdono lo spoiler.

Generatore automatico di cospirazioni

Ricordo che una decina di anni fa rimasi particolarmente colpito da un articolo di giornale in cui si parlava di cospirazioni, massoneria, cabala e affini nel tentativo di affermare che, volendo, qualsiasi cosa potesse essere ricondotta a qualsiasi altra.

Nel caso specifico ricordo che si prendeva come esempio le misure di una edicola. Si quelle vecchie edicole di metallo verde, generalmente ottagonali e spesso con un orologio sulla cima. A Roma capita di vederne ancora qualcuno di questo genere.

Ecco l’articolo ne analizzava le misure, i fregi e la fattura identificando strette correlazioni con sette massoniche, rapporti aurei che celavano segreti sulla natura dell’universo, orientamento e posizione che la legavano a situazioni astrali particolari.

L’articolo dimostrava quindi che si poteva correlare qualsiasi cosa avendo a disposizione dati ed informazioni.

Ripensando a quanto circola oggi sul Web mi sono detto che non sarebbe affatto difficile creare un generatore automatico di cospirazioni. Un sistema che dato un oggetto, od una situazione, di cui si hanno a disposizione sufficienti informazioni sia in grado di valutare correlazioni con le più diffuse teorie complottiste.

Potrebbe dimostrare che la scultura di Cattelan in Piazza Affari a Milano è frutto di una macchinazione del New World Order o che il progetto del ponte sullo stretto è in realtà una opera massonica e che riporta chiari segni distintivi di segnali massonici. Potremmo anche scoprire che l’edificio a forma di piramide a Milano in Porta Volta serve per catalizzare gli effetti delle scie chimiche.

In un certo qual modo mi ricorda quelle grammatiche generative che avevano tanto successo qualche anno addietro.

Il Dark Web de noantri

Molto spesso i giornali parlano del Dark Web come di quel luogo di perdizione generalmente inaccesibile se non attraverso l’uso di particolari applicazioni.

Grazie ad una segnalazioni di Wolly vedo un post terrificante in cui una megera augura una morte dolorosa e precoce ad un bimbetto che sta addentando una bistecca tenendola con le mani. Ovviamente la megera appartiene alle fila dei nazi vegani. Il luogo in cui questa cosa viene pubblicata è Facebook.

Ovviamente la cosa diviente istantaneamente virale e nel giro di poche ore si contano più di duemila commenti che nella maggior parte dei casi augurano alla megera le peggio cose.

Il peggio della rete non è inaccessibile. E’ giusto dietro la porta, nei polpastrelli della megera e dei suoi commentatori più volgari. Basta poco per trovarselo davanti e non è mai una bella sorpresa.

Non si può che terminare con il solito refrain: tutte queste persone hanno diritto di voto.

Non funziona

Oggi ho perso più di due ore a configurare un account di posta elettronica IMAP su Outlook. Alla fine ho scoperto che Google sembra considerare Outlook una applicazione non sicura, e magari ha anche ragione.

Bisogna ammettere che non sono più il sistemista di una volta. Credo che oramai mi sarebbe impossibile trovare un lavoro di quel tipo.

E dire che un tempo, più o meno una venticinquina di anni fare, ero anche bravino.

“Evidenzia”

Sono un avido lettore. In realtà non lo sono sempre stato ma lo sono diventato dopo i turbolenti anni del liceo.

Sono decenni che non mi è possibile prendere sonno se non ho letto almeno una cinquantina di pagine.

Una cosa che ho sempre fatto è stata quella di sottolineare con un tratto leggero di matita questi passaggi che per me significavano qualcosa. Dopo avere sottolineato riportavo nella seconda di copertina il numero di pagina contenente il brano che avevo sottolineato. Alla fine della lettura del libro copiavo tutte le mie sottolineature in un taccuina che conservo ancora.

Ora c’è il Kindle di cui sono grandissimo fan. Anche sul Kindle puoi sottolineare dei passaggi per poi rivederli quando vuoi.

Ci sono due cose che mi colpiscono di questa abitudine.

Con il Kindle è possibile vedere che cosa gli altri lettori hanno evidenziato prima di te. Mi stupisco sempre nel ritrovarmi a sottolineare passaggi che altri non hanno mai evidenziato oppure a stupirmi del perchè decine di persone hanno evidenziato un passaggio che a me non dice nulla di particolare o che debba essere ricordato.

L’altro effetto particolare, che rientra anche nel caso della sottolineatura analogica, è che quando mi capita di rileggere quanto ho evidenziato spesso mi domando per quale motivo lo abbia fatto.

La spiegazione è che ogni libro capita in un momento particolare della tua vita. Un momento fatto di umori, sensazioni, problemi, felicità e questo mix di elementi ti fa risuonare passaggi diversi a seconda della specificità dell’istante in cui stai leggendo.

 

Papà, mi hanno spoilerato

Questa sera ho deciso di portarmi Lorenzo a fare quattro passi insieme. Occasione per fare quattro chiacchiere al di fuori delle mura domestiche.

Durante la nostra passeggiata mi ha confessato che uno dei suoi youtuber preferiti lo ha molto deluso.

Pare che in uno dei suoi video lo youtuber abbia rivelato uno dei segreti fondamentali di un videogame che Lorenzo ama moltissimo.

Di fatto mi ha detto: “Papà, mi hanno spoilerato.”

Ho chiesto che cosa significasse spoilerare e con piena consapevolezza mi ha risposto: “Rivelare in anticipo una parte importante di un videogioco, di un film o di un libro.”

Gli ho chiesto che cosa ne pensasse e mi ha detto che in questo modo gli hanno tolto parte del piacere di scoprirlo da solo, sebbene con difficoltà.

E anche questa la abbiamo registrata.

Il mondo che non vediamo

La conduzione della nostra vita quotidiana, il nostro lavoro, i nostri interessi e la nostra formazione scolastica tendono a darci una visione del mondo piuttosto ristretta.

Ebbi la prima grande evidenza di questo fatto durante il servizio militare. Un anno speso alla caserma Camandone di Diano Marina. Fresco fresco di università avevo sempre pensato che il mondo fosse fatto di quello. Studenti, studenti e ancora studenti ora prossimi alla ricerca del primo lavoro.

Fortuna volle che la caserma fosse una caserma CAR, ovvero Centro Addestramento Reclute. Ogni mese vedevamo passare circa mille persone che iniziavano il loro servizio militare.

Allora mi resi conto in maniera piuttosto brutale che ero un privilegiato. Una delle attività che facevamo era censire i militari in ingresso e fare girare un pò di statistiche sul titolo di studio, residenza, eccetera eccetera.

Alle porte degli anni 90 mi resi conto che c’era ancora un 3/4% di analfabeti totali, un buon 70% di persone con solo la licenza media e via via a salire fino allo stesso 3/4% di laureati. Ricordo di persone che avevano preso il treno per la prima volta per venire in caserma.

Fu un discreto shock.

Tutti tendiamo a vivere nel mondo che ci siamo costruiti e molto raramente ci capita di mettere il naso fuori.

I social networks fanno più o meno la stessa cosa. I loro algoritmi ci presentano per la maggior parte informazioni che rientrano nella nostra sfera di interessi e molto raramente esulano da questa.

Ogni tanto mi capita di vedere qualcosa di totalmente distante dai miei interessi e comincio ad esplorare un mondo che non mi appartiene.

Come tutti i mondi essi sono popolati da persone e, come sappiamo, le persone possono essere più o meno intelligenti e le loro intenzioni più o meno buone.

Vi assicuro che là fuori ci sono dei mondi pazzeschi sia per assurdità che per piacevolezza.

Puoi trovare assurde teorie complottiste con centinaia di migliaia di seguaci che si danno manforte nel sostenerle. Ci sono appassionati collezionisti di tappi di bottiglie di birra che creano comunità vive ed attive. Ci sono gruppi di persone che parlano di poesia e di arte. Ci sono rappresentanti di religioni improbabili che cercano adepti usando Internet come messaggero, novello angelo Gabriele.

In alcune occasioni mi è capitato di trovare cose terribili.

Spesso mi lascio trasportare dalla serendipità e perdo qualche ora viaggiando in un mondo sconosciuto.

Altre volte smetto quasi istantaneamente pensando che ad alcune persone andrebbe tolto istantaneamente il diritto di voto e di cittadinanza.

La conclusione è che il mondo è sempre più grande di quanto la nostra mente sia in grado di immaginare e mi ritrovo spesso a pensare che non c’è abbastanza tempo per visitarlo tutto.

 

 

Fender Stratocaster American Standard

Era il 1991 e avevo appena firmato il mio primo contratto di lavoro. Da quel momento in avanti avrei avuto uno stipendio.

Ancora oggi mi ricordo perfettamente la cifra del mio primo stipendio: 1.133.000/00 Lire. Unmilionetrecentotrentatremila lire. Allora c’erano ancora le lire. Oggi sarebbero qualcosa come 585/00 Euro.

Altrettanto perfettamente mi ricordo che cosa feci con quel primo stipendio.

Comprai la mia prima chitarra elettrica. Erano mesi che aspettavo quel momento. Nel 1991 non c’era Amazon, Lucky Music era ancora solo un negozio fisico e tutta la ricerca su uno strumento la dovevi fare nel mondo reale.

Io avevo visto quella chitarra nel piccolo negozio di strumenti musicali in un paese vicino a quello in cui vivevo. Era perfetta. Il corpo era di una magnifico coloro che Fender chiamava Cherry Red ed il manico in acero. Una vera meraviglia.

La comprai. Anche di questo evento ricordo perfettamente la cifra che pagai: 990.000 Lire. Praticamente tutto il mio primo stipendio. Per l’amplificatore ci sarebbe stato lo stipendio successivo.

Da allora quella chitarra è rimasta sempre con me. Decine di altre chitarre sono andate e venute ma da questa non sono mai riuscito a separarmi.

Qualche mese fa mi sono fatto prendere dalla tentazione di cambiare il manico con uno custom fatto fare negli Stati Uniti. Niente da dire, gran lavoro di liuteria ma è durato meno di un mese. Per chi lo volesse, è in vendita.

Oggi ha compiuto 25 anni ed è ancora in gran forma. Ha bisogno di cure, come tutti gli strumenti. Oggi la ho pulita ed ho sostituito le corde. Ho alzato leggermente l’action perchè ultimamente sono diventato un pochino meno delicato e ho fatto il solito giro di verifica del manico e della intonazione. Non è leggera come alcune American Standard recenti che ho provato ultimamente e risuona quasi come una acustica. Credo che sia un gran strumento e la sua tastiera è una pista di pattinaggio. Tra le tante chitarre che ho in casa, ed in ufficio, continua ad essere la mia preferita.

Ora è ancora nelle sue condizioni originali e dobbiamo festeggiare.

Dottò, la metta là

Oggi guardavo un video su Mashable nel quale si vedeva una macchina Tesla portare allegra il suo conducente in ufficio. La cosa più stupefacente del video è che una volta arrivato a destinazione il non-guidatore scende dalla vettura e questa si cerca da sola un parcheggio.

I sottotitoli del video recitano che le otto telecamere della macchina sono in grado di leggere le indicazioni sui parcheggi evitando di parcheggiare in posti dove non è concesso farlo.

Io guardavo questo video e mi immaginavo di condurre gli ingegneri di Tesla a testare una serie di Use Case tipicamente italiani.

Use case 1

Non-guidatore, in questo caso mamma, e passeggero, in questo caso figlio, arrivano davanti al parcheggio della scuola nell’ora dell’entrata a scuola. I passeggeri scendono e la macchina deve trovare parcheggio districandosi nel traffico dell’entrata a scuola.

Use case 2

Il nostro prode non-guidatore si trova in centro a Milano e scende a Piazza San Babila. La macchina trovi parcheggio in un tempo minore di quello necessario per assistere alla prossima eclisse.

Use case 3

In questo caso la macchina deposita il non-guidatore a destinazione e si trova a discutere con un parcheggiatore abusivo che gli chiede la congrua.

Use case 4

Le telecamere della nosta vettura provino ad interpretare i cartelli che governano il posteggio, il lavaggio delle strate, le soste per i traslochi con cartelli scritti da una scimmia, le mogli che stazionano in un posto libero mentre il marito arriva “in un minutino”.

Ecco, se le prove descritte in questi scenari venissero superate, io una Tesla la comprerei anche. Ammesso che abbia i quattrini per farlo.

Il condominio dei pizzini

Il condominio in cui vivo è molto piccolo. Ci sono solo sette famiglie discretamente assortite in termini di età e presenza di infanti.

La convivenza è piuttosto discreta anche se il delta di pensiero tra le fronde più giovani e quelle più anziane non fatica a manifestarsi.

Quello che mi stupisce è che la comunicazione di eventuali problemi o anche solo iniziative avviene solo ed esclusivamente per mezzo di pizzini.

Nella fretta di scaricare un bilico di provviste hai lasciato la macchina parcheggiata qualche centimetro troppo avanti o troppo indietro? Trovera un pizzino che ti ricorda che non lo devi fare. Come nota a margine mi fa sempre sorridere che vengono additate ragioni catastrofiche come l’impossibile circolazione dei mezzi di soccorso all’interno del piazzale dell’edificio. Piazzale che oltretutto è grande non più di un cinquantina di metri quadrati.

Un pezzo di nastro adesivo è rimasto attaccato ad un pezzo di carta che hai messo nel bidone di carta e cartone? Verrà immediatamente apposto un pizzino sulla porta di ingresso al locale che ospita i contenitori per i rifiuti.

Altra fenomenologia interessante è il tono di voce che viene utilizzato. Tutti i pizzini iniziano ivariabilmente con un “Si ricorda ai condòmini…”, “Si rammenta ai gentili condòmini…”, “Si invitano i gentili condòmini…”. Tutti sempre molto gentili anche quando le segnalazioni sono ad personam.

Altrettanto stupefacente è la velocità con le quali le infrazioni vengono rilevate. Sempre in meno di 5 minuti il pizzino viene stampato e apposto sul luogo dell’infrazione. Dato che è un condominio un pochino elegante non sono mai scritti a mano ma sempre stampati. Grazie a Dio, non in Comic Sans.

A me tutto questo fa sorridere. Io se ho un problema ne parlo con il diretto interessato per comprendere ragioni e motivazioni. Non scrivo un pizzino.

La sala prove

Questo si sta rivelando un anno piuttosto impegnativo ed il prossimo promette di non essere da meno. Negli anni passati ho sempre continuato a prendere lezioni di chitarra poichè mi permette di staccare in maniera decisa da qualsiasi attività professionale.

Quest’anno ho deciso di non farlo. Putroppo mi dispiacerebbe togliere del tempo ad un chitarrista di valore che si ritroverebbe per tre quarti dell’anno una sedia vuota davanti. Allo stesso tempo non voglio togliere la possibilità a qualcuno che il tempo ce l’ha di imparare da un maestro di valore.

Per questo motivo comunicherò ufficialmente a Francesco che le sue orecchie sono salve per i prossimi dodici mesi.

Non posso comunque stare lontano dalla chitarra che continuerò a suonare a casa. Allo stesso tempo mi sono affittato una stanza in una sala prove dove potrò andare quando desidero a fare un pò di rumore come si deve.

Purtroppo a casa non è mai possibile suonare ai volumi che sarebbero propri dello strumento.

La sala che ho scelto è un bunker completamente insonorizzato che mi permetterà di giocare senza rompere i timpani a nessuno.

 

A cena con Obama

Questa sera alla Casa Bianca ci sarà il quattordicesimo State Dinner in onore del Primo Ministro Italiano che, incidentalmente è Matteo Renzi.

Cito dal sito della Casa Bianca:

Today we understand a state dinner to be when the President entertains a counterpart leader of another nation, usually at a gala evening at the White House.  But such diplomatic travel was rare prior to World War II.  In the 19th century there were three “state dinners” held by the President in an official or “state” capacity each winter – one for the diplomatic corps (the on-site representatives of other countries), one for the Cabinet, and one the Supreme Court. 

Sometimes visiting members of royal families were asked to similar formal dinners, for example the Prince of Wales, later King Edward VII, in 1860, the Grand Duke Alexis of Russia in 1877, and Princess Eulalia of Spain in 1893.  The first actual head of state to visit was David Kalakaua, King of the Hawaiian Islands, received by President and Mrs. Ulysses S. Grant in 1874.  State dinners were much smaller then than they are now. Until 1902, a smaller State Dining Room was oriented east-west, with a fireplace at each end.  A large dinner could be served at an I-shaped table seating 40-50 people. 

In 1902, President Theodore Roosevelt had a formal dinner for the brother of the Kaiser of Germany, held in the East Room to accommodate the large number of guests, all of them men.  The Prince thought himself so above Americans that the German ambassador suggested he should walk into the dinner first and alone, but President Roosevelt responded, “no person living precedes the President of the United States in the White House”.

Today, State Dinners are held in the State Dining Room, with entertainment to follow in the East Room.

Ancora sul perchè di uno State Dinner:

For President Obama and First Lady Michelle Obama, this visit is an opportunity to recognize the depth and breadth of our relationship with Italy and exchange views on the future of Europe. As the President has said, Italy is one of our closest allies, and we cooperate across a range of shared interests, from addressing climate change and the global refugee crisis to promoting global security and inclusive economic growth. 

 A questo State Dinner sono invitate personalità Italiane che hanno dato lustro alla nostra bandiera.

Tra queste c’è Beatrice Maria “Bebe” Vio, campionessa olimpica che tutti dovrebbero conoscere. Se avete bisogno di presentazioni avete dei problemi.

Che il Presidente del Consiglio si faccia accompagnare a questi eventi da persone del calibro di Beatrice Vio mi sembra perfettamente ragionevole, oltrechè dovuto riconoscimento di uno stato ai suoi portabandiera.

Quello che non riesco a tollerare è il circo equestre che si è scatenato intorno a Beatrice. Provate a leggere i commenti sui suoi post sull’argomento. Di fronte ad un assolutamente comprensibile entusiasmo per l’occasione e la fierezza che dimostra si snocciolano una serie di attacchi gratuiti, ignoranti e volgari.

In ordine sparso:

  • Qualche idiota disinformato che non coglie il significato delle “gambe coi tacchi” e prova a fare lo spiritoso.
  • Un altro che la accusa di frequentare la casa di un satanista, pedofilo, massone e guerrafondaio.
  • Altri che recriminano sulla scelta di un abito costoso, peraltro donato da uno stilista per l’occasione.
  • Ovviamente non manca che tenta di strumentalizzare la sua presenza come difesa della scelta di vaccinare i bambini.
  • Si torna in un caso addirittura al genocidio dei nativi Americani.

E questi solo per citare quelli che a memoria mi ricordo.

E’ chiaro a tutti che ci sia un rischio di potenziale strumentalizzazione. Sorpresa! Sorpresa! Detto questo tutte le persone invitate alla cena mi sembrano persone perfettamente senzienti ed in grado di articolare un pensiero complesso che non necessariamente riflette le visioni del nostro Primo Ministro.

Se qualcuna tra le mie amicizie si identifica in una delle espressioni puntate, sarebbe così cortese da eliminarmi dalla sua cerchia di amici ed evitare qualsiasi tipo di contatto con me nel prossimo futuro?

Il problema più grosso non è che queste persone che scrivono questa caz..te possano votare SI o NO al prossimo referendum ma che proprio possano votare.

Ad ogni modo si sappia che se Renzi mi invita a cena con Obama io ci vado, e di corsa.

Lo Statement of Work

In tutto quello che faccio per lavoro c’è una cosa che proprio vorrei evitare di dover fare. Questa cosa è la stesura dello Statement of Work o Accordo per la Fornitura di Servizi.

Questo è il vero e proprio contratto che il nostro cliente firma per l’esecuzione di un progetto.

Cosa non mi piace di questo documento?

La prima cosa che non mi piace è il fatto che questo documento viene generalmente steso come una forma di contratto prematrimoniale. Più che a discutere di come fare funzionare il matrimonio è teso a regolare come si deve gestire un divorzio e questa è una premessa che non mi piace affatto.

Ad onor del vero devo concedere che quando riesco a convicere i nostri clienti ad usare il nostro framework le cose vanno decisamente meglio. Il peggio accade quando sono costretto ad usare dei modelli che non ho elaborato io e che, molto spesso, sono stati pensati per regolare attività che poco hanno a che fare con il design.

La seconda cosa che mi urta i nervi è il linguaggio che viene utilizzato. Ancora una volta il nostro linguaggio è comprensibile mentre, spesso, le correzioni che ricevo sono scritte da un legale che, giustamente, si trascina la sua formazione professionale.

La terza cosa che non mi piace è che c’è sempre un ulteriore livello di negoziazione che da un lato è necessario per essere certi che ciò che ho capito sia molto simile a ciò che hai capito ma, dall’altro, si rivela essere spesso lo strumento per infilare di soppiatto attività che non avevamo previsto.

Purtroppo un contratto è comunque necessario averlo e sarebbe il caso che si spendesse qualche tempo insieme per capire come possa essere possibile stendere contratti migliori per entrambi.

Ancora oggi questo sembra un obiettivo irraggiungibile.

Come spesso accade si ricade sempre nel tema cronico del “abbiamo sempre fatto così”.