Barbecue

Due settimane fa siamo andati ad acquistare un barbecue in un negozio vicino casa. Ho scoperto che intorno al barbecue c’è un modo di modelli, accessori, forum e siti web. Non mi dovrebbe stupire ma ne sono rimasto colpito.

Siamo arrivati a casa e abbiamo cominciato a montarlo. Lorenzo e Beatrice in prima battuta ed io ad osservarli e dargli una mano quando serviva. Oramai sono abbastanza grandi da cavarsela da soli.

Questo fine settimana Lorenzo e Beatrice sono ancora a casa mia e, ovviamente, era necessario inaugurare il nuovo barbecue. Il tempo non è malaccio e quindi abbiamo dato il via alle danze.

Durante la nostra spesa settimanale al supermercato hanno avuto via libera per la ricerca di quello che avrebbero voluto cucinare sul barbecue. Dopo una decina di minuti sono tornati con dei petti di pollo, delle salsicce di maiale e delle costine. Non ho idea di come abbiamo avuto idea di cosa prendere ma immagino che qualche tutorial su YouTube li abbia aiutati.

Sapevano come mettere la carne a marinare e che spezie metterci. Li ho lasciati fare sebbene al termine la cucina sembrasse un campo di battaglia.

Lorenzo ha detto che si sarebbe occupato lui della accensione e della gestione del barbecue. Ha preso la ciminiera e la ha riempita di carbone. Depositata sul grill ha accesso il carbone ed ha pazientemente atteso che il carbone fosse ardente. Sinceramente non credevo potesse avere la costanza di arrivare sino alla fine ed invece, un’altra volta mi ha stupito.

Sono intervenuto solo per ribaltare il carbone nel barbecue. Si è messo a cucinare la carne che aveva comprato. Aggiunge il sale, la sistema sulla griglia, la posta quando di alza una fiamma. Io sono seduto al tavolo da giardino e lo osservo. Ha perso quell’aria da bambino ed ora i tratti del ragazzo sono sempre più evidenti. E’ concentrato su quello che fa e chiede aiuto solo quando ne ha proprio bisogno. E’ cresciuto, tanto.

Beatrice mi aiuta a preparare la tavola. Scegliamo quali tovagliette usare e le stoviglie da mettere in tavola. Un piatto da portata per la carne pronta. Mi dice che in un barbecue che si rispetti non può mancare la Coca Cola. Mentre Lorenzo cucina usciamo di casa per andare a comprare tre bottigliette. Mi parla mentre camminiamo.

Mi dice che ha fatto una ricerca sul verme solitario e mi domando per quale motivo abbia scelto un argomento come questo. Mi racconta quali siti ha consultato e quali secondo lei contenevano informazioni non corrette. Mi piace ascoltare e capire che ha fatto una selezione ed ha preso delle scelte. E’ eccitata all’idea di farmi vedere la sua presentazione.

Tutto è pronto. Lorenzo porta in tavola la carne e cominciamo a pranzare. Chiacchieriamo, ridiamo e facciamo programmi per quando potremo muoverci nuovamente e visitare nuovi posti. Scrivendo queste righe mi rendo conto che è stato un momento perfetto e felice. Qualsiasi nuvola all’orizzonte spazzata via da un sole raggiante.

Come non sono stato un marito perfetto, non sono un padre perfetto ma mi rendo conto che non devo avere fatto malissimo. Nonostante le loro insicurezze li vedo solidi e decisi.

Finiamo di pranzare e senza che io dico nulla cominciano a sparecchiare la tavola. Rimettono tutto in ordine e caricano la lavastoviglie. Sono un pochino stupito ma decisamente compiaciuto.

Rimango in giardino a fumare una sigaretta ed arriva Beatrice con la sua presentazione. La guardo e scopro che ha fatto veramente un bel lavoro. Al di là del contenuto la presentazione e ben strutturata ed ha equilibrio nelle sue parti. Deve avere ereditato qualcosa da padre mi dico. Lei è raggiante di potermi raccontare il risultato del suo lavoro. Le dico che più tardi mi piacerebbe che me la raccontasse come se dovesse presentarla alla sua professoressa.

Piccole cose e piccoli momenti. Fatico ad immaginare un Sabato migliore di questo.

Fragilità

Credo che uno degli enormi effetti di questa pandemia sia stato quello di mostrare la realtà delle cose per quella che realmente è.

Nel caso delle relazioni personali, come ad esempio quelle tra una marito ed una moglie, sono venuti meno tutti questi gesti e rituali che fungono da paravento rispetto al reale stato di salute di un rapporto. Non puoi più scappare in ufficio ogni giorno per non affrontare un problema. Non hai più la possibilità di cercare in un amante quello che non trovi in casa.

Sei innaturalmente costretto a confrontarti con la cruda realtà.

E’ venuto meno quell’insieme di convenzioni che sono il fondamento del quieto vivere e dell’apparenza.

Lo stesso processo si è verificato anche nel mercato. Sino a che le cose sono andate avanti in maniera normale non era necessario altro se non i consueti meccanismi competitivi. Ora lo scenario è cambiato e quasi tutti si sono accorti di dovere riuscire a distinguersi. La normalità non esiste più.

Tutto questo ha ampiamente dimostrato come il sistema moderno fosse fragile. Una scossa, seppur forte come quella prodotta da questa pandemia, ha scoperto il vaso di Pandora.

Quasi tutto era apparenza e poca sostanza. Eravamo convinti di essere bravi ed invece non lo eravamo. Nani sulle spalle dei giganti.

In difesa di che cosa?

E quindi l’ATS Lombarda manda un SMS ad un numero imprecisato di utenti che recita:

ATS Milano. Gentile Sig/Sig.ra lei risulta contatto di caso di Coronavirus. Le raccomandiamo di rimanere isolato al suo domicilio, limitare il contatto con i conviventi e misurare la febbre ogni giorno. Se è un operatore sanitario si attenga alle indicazioni della sua Azienda

Non si tratta di una supposizione ed è possibile verificare la notizia direttamente sul sito di ATS a questo indirizzo.

Il messaggio viene inviato nella serata di lunedì e la rettifica con l’ammissione dell’errore viene inviata nella giornata di Martedì.

Mi domando che cosa abbiano pensato in quelle ore coloro che hanno ricevuto questo messaggio.

E ora io dovrei trovarmi a difendere questi cialtroni? Mi spiace ma non ci riesco proprio.

Il primo caffè

Oggi per la prima volta sono uscito di casa semplicemente per bere un caffè in un bar.

Mi sono preparato uno zaino con i documenti della moto, un gel antibatterico, guanti e mascherine.

Sì, la novità era la moto o. meglio, il desiderio di farci un giro dopo averla messa in garage ieri sera. Ho quindi deciso di unire le due cose e cercare di recuperare un pochino di normalità.

Ho fatto il mio consueto Standup con il team e poi mi sono messo in moto per andare a bere un tanto desiderato caffè.

Salire su una moto dopo quasi quindici anni mi ha dato delle emozioni forti. La libertà di viaggiare su due ruote è impagabile. Sei dentro le cose e non le guardi solo dal finestrino. Senti l’aria sul volto e le vibrazioni del motore sulla braccia. La strada la senti. Ogni singola asperità del terreno la percepisci. Ogni leggero cambio di assetto del corpo o delle braccia si riflette immediatamente sulla tua traiettoria.

Niente più cambio automatico ma quel clangore forte di quando cambi la marcia di una motocicletta con un motore potente.

E nonostante i più di 360 chilogrammi di peso a secco guidarla è di una semplicità assoluta. La strada sul lago con tutte le sue curve è un piacere. Ti piazzi in carreggiata, imposti le curve e lei ti segue docile come un cucciolo. Il borbottio del motore ti accompagna ed il suono è un piacere per le orecchie. Eppure basta aprire il gas perché lei risponda subito prepotentemente.

Arrivo nel parcheggio del bar, spegno la moto e mi tolgo guanti e casco. Resto non so quanti minuti a guardare il cielo azzurro, mi metto la mascherina ed i guanti e mi incammino verso il bar.

“Buongiorno! Potrei avere un caffè ed un bicchiere d’acqua, per favore?”

Pago la mia consumazione e lascio tutto il resto di una banconota da 10 Euro.

Un frase semplice ma che sembrava impossibile pronunciare fino a qualche giorno fa. Ed invece ora è possibile.

Certo, c’è il distanziamento sociale e ci sono le barriere di plexiglass ma c’è anche, finalmente, il caffè.

Me lo gusto lentamente assaporandolo ed inalando il suo profumo.

Mi incammino verso la moto, indosso nuovamente il casco ed i guanti e comincio a muovermi verso casa. Rispetto i 50 chilometri orari del limite perché voglio godermi ogni istante di questo piccolo viaggio. Sono dieci chilometri, ma sono dieci chilometri con occhi nuovi.

Oggi potrebbe essere una buona giornata.

Amore a prima vista

E’ una ragazza dal portamento nobile. La sua innata eleganza si vede da lontano, specialmente oggi in quel suo lucente vestito blu.

E’ facile intuire che proviene da una stirpe nobile. Ha una luce unica negli occhi ed i suoi gioielli risplendono anche sotto la luce del sole. Si vede che è abituata a portarli ed è innegabile che non gli interessa il giudizio degli altri.

Il suo incedere è lento ma basta un attimo perché si trasformi nello scatto di un felino.

Incute un certo timore reverenziale e non tutti sono in grado di potersi avvicinare a lei, né lei si lascia avvicinare da chiunque.

Eppure, è stato amore a prima vista. Mi sono perdutamente innamorato di lei nello stesso momento in cui la ho vista per la prima volta. E da allora è stata un costante pensiero in queste giornate di reclusione.

Poterla rivedere un’altra volta, e un’altra volta, e un’altra ancora.

La sua voce è profonda ma dolcissima. Direi quella di una sirena che ti irretisce.

E ora si trova a casa mia. Sta riposando.

Dai, finiamola qui. Sono finalmente riuscito a ritirare la mia moto dal concessionario ed ora si trova nel mio garage. E’ stato davvero amore a prima vista, anzi, alla prima accensione.

Ho percorso i chilometri dal concessionario a casa mia con un grande sorriso sul volto. Fare le prime curve mi ha riportato indietro di vent’anni. Uscire da una curva in accelerazione e sentire il vento sul corpo è stato un elisir inaspettato.

Sono molto contento.

Il nuovo nemico

Vorrei capire. In questo momento il pericolo non è più il runner che si fa la sua cors giornaliera ma la movida e lo spritz?

Premesso il fatto che sarebbe davvero utile se ci comportassimo nel modo migliore per evitare potenziali rischi mi sono fatto persuaso che i titoli dei media stiano, per l’ennesima volta, cercando di trovare un nuovo nemico per le folle.

Abbiamo quindi un florilegio di immagini che non sono più di persone che corrono tranquille sulla strada ma di luoghi in cui le persone sorseggiano spritz a nastro incuranti di qualsiasi dettato di sicurezza.

Al contrario nemmeno una parola sulle agghiaccianti parole di quell’ignorante dell’assessore alla sanità lombardo che racconta fregnacce inenarrabili. Racconti di come ieri in Lombardia ci siano stati zero decessi. Peccato non ci siano i dati dei comuni. Nessuna levata di scudi contro la Regione Lombardia che, a pagamento, ti permette di fare un test e solo sei positivo al virus non ti fa pagare il tampone. Nessuna parola su come è stato speso il denaro dell’ospedale costruito a Milano.

Insomma ci sarebbe davvero tanto da raccontare e che sarebbe di grandissimo interesse per le persone, sopratutto quelle che abitano in Lombardia.

Ed in tutto questo ancora 1 nuovo positivo su due si trova in questa regione.

Ed infine questa alzata d’ingegno degli assistenti civici. Già il nome mi fa inorridire. Non esiste nulla di peggio che consegnare qualche oncia di potere ed una paletta ad un illustre signor nessun per generare una ondata di mostri senza controllo.

Ma va tutto bene, incavoliamoci con questi ragazzi che, finalmente, hanno ritrovato un po’ di vita.

Detto questo io domani sera mi bardo come un palombaro e vado a ritirare la mia moto ed i giornali smetto di leggerli che mi fanno solo venire l’orticaria.

Sempre più in basso

Ci sono due cose che durante la giornata di ieri mi hanno fatto pensare che stiamo arrivando sempre più in basso in questa situazione complicata.

La prima cosa è stata la prima pagina del New York Times:

Negli Stati Uniti sono stati calcolati 100.000 decessi per via del CoronaVirus.

La prima pagina del New York Times riporta i nomi di 1000 di questi decessi, l’1% del totale. Nomi di persone, di essere umani.

Credo che il paragrafo introduttivo alla lista dica tutto:

Numbers alone cannot possibly measure the impact of Coronavirus on America, whether it is the number of patients treated, jobs interrupted or lives cut short. As the country nears a grim milestone of 100.000 deaths attributed to the virus, the New York Times scoured obituaries and death notices of the victims. The 1000 people here reflect just 1 percent of the toll. Non were mere numbers.

The New York Times – May 24th, 2020

None were mere numbers…

In serata in colpo di genio. Dichiarazioni di Giulio Gallera, assessore della Regione Lombardia con delega sul servizio sanitario regionale, programmazione sanitaria, prevenzione sanitaria, veterinaria, servizi socio-sanitari, volontariato, associazionismo e Terzo Settore (ambito socio-sanitario) ed in quota.

Questo signore ieri sera ha detto queste cose:

Questo sforzo che è un pò anche pesante sopratutto col caldo e che stiamo vivendo tutti sta producendo risultati significativi. Questo è l’orgoglio che dobbiamo avere e continuare su una strada che ci sta portando a ridurre fortemente la capacità di diffusione del contagio perché, lo ricordiamo, 0.51 cosa vuol dire? Che per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette perché è a 0.50. No? E questo vuol dire che non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me. E questa è l’efficacia dell’azione e ciò che ci fa stare più tranquilli e confidenti. Quando è a 1 vuol dire che basta che io incontri una persona infetta che mi infetto anche io. Quindi dobbiamo continuare su questa strada con determinazione.

Nel momento in cui ho visto questo segmento di video avevo in mano forchetta e coltello e giuro che la tentazione di fare Seppuku è stata enorme.

Ma come è possibile che un uomo che ha queste responsabilità sia in grado di dire e, sopratutto diffondere, una quantità di corbellerie come quelle di cui sopra?

  • “… sforzo che è un pò anche pesante sopratutto col caldo”. Tralasciamo grammatica e sintassi che è imbarazzante. La capacità di arringare le folle dovrebbe essere un tratto principale di un politico. L’assessore non ne è capace. Lo sforzo è più pesante col caldo? Forse perché i suoi elettori non possono muoversi verso i lidi della Liguria, immagino.
  • “… sta producendo risultati significativi”. Questo è sostanzialmente corretto, purtroppo non nella regione che amministra lui. I dati di ieri ci dicono che ci sono stati 669 nuovi casi positivi di cui 441 in Lombardia. Mi sembra decisamente significativo ma non nella accezione cui si riferisce l’assessore.
  • “… per infettare me bisogna trovare due persone nello stesso momento infette perché è a 0.50. No? E questo vuol dire che non è così semplice trovare due persone infette nello stesso momento per infettare me.”. Questa è la più grave di tutte. Talmente grave che dopo avere detto una bischerata di questo genere avrebbe dovuto recarsi in regione, mettere tutte le sue cose in uno scatolone e darsi alla macchia, per sempre. E’ inconcepibile che colui che ha la responsabilità della gestione di una emergenza sanitaria non abbia nemmeno idea di che cosa rappresenti il parametro fondamentale della diffusione di una epidemia.
  • “… E questa è l’efficacia dell’azione e ciò che ci fa stare più tranquilli e confidenti …”. Non so voi ma dopo avere sentito queste stupidaggini io non sono tranquillo e confidente. Al contrario. Sono decisamente preoccupato perché la mia vita è nelle mani di uno sprovveduto fanfarone.

E tutto questo lo dici attraverso un video che poi verrà diffuso e visto da tutta Italia, e, povero te, da tutto il mondo. Ci sarà chi crederà alle fregnacce che hai detto e penserà di essere al sicuro mentre è ancora in pericolo.

Io questo lo trovo assolutamente inaccettabile da un uomo delle istituzioni. Posso concedere che tu non sia un virologo. Questo non è certo un impedimento per essere un buon amministratore se ti facessi consigliare da chi ne sa e se non andassi in video a dire fesserie.

Io credo che a questo assessore non farei gestire nemmeno un chiosco delle limonate nel giardino di casa.

Materia ed antimateria

… ovvero l’esame di terza media di mio figlio Lorenzo.

Abbiamo finalmente capito come si svolgerà questo esame nelle condizioni attuali. Lorenzo deve scegliere un argomento a piacere di una qualsiasi materia, preparare un tesina che dovrà consegnare ad una commissione d’esame interna e sostenere un esame orale in cui dovrà presentare il suo lavoro avvalendosi di una presentazione in PowerPoint (sigh…).

Lorenzo ha scelto di parlare di materia, antimateria e materia oscura. Non ho idea del perché abbia scelto questo argomento ma mi stupisce che abbia scelto un argomento che pertiene alle scienze. Fino a qualche mese era totalmente impallinato con epica.

Ad ogni modo l’argomento è figo.

Ho visto che si è molto documentato online ed ho letto il primo canovaccio della sua tesina. Non mi sembra un cattivo lavoro.

Ha cercato in tutti i modi di infilare il lavoro di Ettore Maiorana all’interno del suo lavoro. Lo affascina la sua storia e, immagino, il mistero relativo alla sua scomparsa.

Io mi limito a dargli qualche dritta, sopratutto sulla presentazione dove tende ad essere troppo prolisso. Per me una presentazione deve contenere solo un filo conduttore e delle suggestione. Il resto lo fai tu con la storia che racconti sopra. Odio le presentazioni troppo dense di informazioni. Distraggono la platea e troppi tendono a leggere pedissequamente il contenuto dei loro lavori.

A me piacerebbe che la considerasse come una rappresentazione teatrale. Una storia da raccontare in cui le slide sono uno stimolo in più rispetto alle tue parole.

Domani vediamo come va.

Progetti piccoli e progetti grandi

Nella vita di uno studio di design è sempre attuale un tema che ritengo molto importante. E’ meglio avere tanti progetti piccoli o pochi progetti grandi?

E’ una domanda complessa cui dare una risposta.

Se osservo la questione dal punto di vista di un general manager non esiterei a dire che è assolutamente meglio avere pochi progetti grandi. I progetti grandi sono in grado di darti continuità economica e finanziaria e ti permettono di avere una ampia visibilità sulla stabilità dello studio. Non ultima la pianificazione delle risorse.

Un insieme di progetti grandi ti permette di avere maggiore serenità.

Ovviamente esiste un rovescio della medaglia. Il progetto grande è spesso molto politicizzato dato che vive all’interno di una grande organizzazione che si muove con dinamiche non sempre trasparenti.

Dal punto di vista del design puro è semplice il progetto grande è stressante perché sei costretto a vivere per lungo tempo una cultura che non è la tua e si corre il rischio di divenire assuefatti ad una cultura aziendale diversa. Molto spesso per il cliente finale il progetto grande è strategico e, tipicamente, sotto la lente dell’amministratore delegato e quindi la pressione che ne deriva è molto elevata.

Non è raro che in questo genere di progetti venga richiesta una permanenza continua del team di design originale per garantire una presunta continuità durante l’evoluzione del progetto. Io ritengo che questo sia un errore gravissimo da parte delle aziende che ci commissionano questo genere di progetti. Spesso si usa il design per scardinare dei meccanismi che scricchiolano e, sopratutto, per portare un pensiero diverso, e spesso più aperto, all’interno dell’azienda. Per questo motivo ritengo che sia assolutamente necessaria una rotazione delle persone all’interno del team di design che lavora su un progetto grande.

Questo serve sia per alleggerire i designer da un lavoro continuativo su uno stesso tema che potrebbe inaridirli a lungo termine. Spendere un anno all’interno della stessa cultura aziendale ti rende assuefatto ai suoi meccanismi e ti prosciuga dal punto di vista puramente creativo. E’ invece necessario portare all’interno del team di progetto nuova linfa e nuovo pensiero in modo costante e continuo. La rotazione dei designer per il cliente è un valore assoluto e non un disvalore.

I progetti piccoli, al contrario, ti danno meno tranquillità dal punto di vista economico e finanziario perché sono tipicamente di breve durata. Sei costretto ad una caccia continua di nuove opportunità in modo da rimpolpare il tuo portafoglio.

Dal punto di vista puramente creativo i progetti piccoli sono aria fresca per i team di design. Questi progetti sono generalmente poco politicizzati e permettono ai designer di prendersi maggiori rischi rispetto a progetti più grandi. In un certo qual modo hanno la caratteristica di essere potenzialmente più innovativi e di frontiera rispetto ai progetti grandi. Più di frontiera se mi si permette il termine.

Non è raro che i progetti piccoli si facciano con startup o con piccole realtà che sono meno ingessate da complessi processi aziendali e lotte intestine per interessi diversi da quelli degli obiettivi di progetto.

Infine i progetti grandi tendono ad essere meno remunerativi in termini di margine e tariffa media. Io dico sempre che con i progetti grandi paghi la struttura e con i progetti piccoli raggiungi l’EBIT che ti sei fissato.

E’ quindi evidente che la soluzione è un corretto equilibrio tra progetti grandi e progetti piccoli. Un insieme di progetti grandi che ti danno una solida base per il tuo conto economico e che devono essere gestiti in maniera efficace per quanto riguarda la rotazione dei team di design ed un insieme di progetti piccoli che permettano ai team di “divertirsi” e respirare aria nuova.

Un pò del mio tempo in regalo

Uno dei più grandi vantaggi di questo periodo di lavoro da casa risiede nel fatto che ogni giorno risparmio un paio d’ore negli spostamenti tra casa e lo studio di Milano o di Manno.

Queste due ore sono un tempo preziosissimo che posso spendere in altre cose più utili rispetto allo stare seduto in macchina o su un mezzo pubblico.

Questo tempo, in qualche modo liberato, ed il fatto che in molti in queste settimane hanno chiesto di parlarmi dei più svariati argomenti mi hanno fatto venire un’idea che voglio rendere reale.

Perché non dedicare un pò del mio tempo liberato ad altre persone?

Da qui l’idea di dedicare due o tre ore alla settimana a persone che vogliono parlare con me. Tutto sommato cinquantatré anni, venti dei quali spesi nel mondo del Design e della innovazioni, potrebbero tornare utili a qualcuno in questi tempi complessi.

Ovviamente ci sono delle regole:

  • Il mio tempo è prezioso, sopratutto per me, e per questo motivo chiedetemi di parlare se avete le idee ben chiare sull’argomento di cui volete discutere. Anche due chiacchiere sono un argomento sensato ma almeno spiegatemi perché volete farle con me.
  • Per il momento l’esperimento è limitato a tre ore alla settimana al massimo e poi vedremo come vanno le cose.
  • Fatevi un giro sul mio profilo LinkedIn per farvi una idea di quello di cui mi occupo o mi sono occupato.
  • Leggete Corrente Debole per capire quale è il mio punto di vista su alcuni argomenti. Si tratta di una chiacchiera e non ho alcuna intenzione di litigare online.
  • La prima richiesta avviene tramite una form di contatto su questo sito. In seguito la conversazione si sposterà sulla posta elettronica.
  • In genere utilizzo con grande soddisfazione Google Meet e, più raramente, Skype. Per favore tenetemi lontano da Microsoft Teams.
  • Prevedo slot di 30 o 60 minuti.
  • Gli argomenti possono essere i più svariati e quindi non fatevi troppi scrupoli. Domandare è lecito, rispondere cortesia.
  • Dovrebbe essere ben evidente ma credo sia meglio specificarlo. Il tempo che dedico a questa cosa non ha alcuno costo. Accetterò o rifiuterò a mia discrezione.

Ok, detto questo, se volete parlarmi usate la form qui sotto:

Facebook Shops

E quindi alla fine ci siamo arrivati.

Da pochi giorni Facebook ha rilasciato sulla sua piattaforma Facebook Shops.

Personalmente la cosa non mi colpisce più di tanto e ritengo che possa trarre in inganno aspiranti cultori dell’e-commerce. Certo la platea di Facebook può e deve attirare una attività ad fare un buon utilizzo di questo prodotto.

Allo stesso tempo il rischio che vedo è che questa soluzione venga percepita come una scorciatoia facile, veloce e, sopratutto, gratuita verso l’apertura del proprio sito di e-commerce.

Il mio parere è che il sito, o la piattaforma, che ospita un e-commerce rappresenta solo ed esclusivamente la punta dell’iceberg per coloro che desiderano intraprendere questa strada. E’ vero che il sito deve essere costruito con tutti i sacri crismi con una usabilità di alto livello in primo piano ma è altrettanto vero che questo non basta.

Per rendere una iniziativa di commercio online efficace sono assolutamente necessari:

  • Una gestione logistica veloce ed efficace.
  • Un magazzino che sia in grado di lavorare in perfetta armonia con la gestione logistica.
  • La possibilità di potere gestire pagamenti e, sopratutto, eventuali rimborsi in maniera semplice e veloce e con un livello di comunicazione con la clientela di altissimo livello.
  • Un Customer Care che si prenda carico in maniera efficace dei potenziali problemi degli utenti.
  • La capacità di gestire in maniera eccellente il tema della gestione dei resi e dei ritorni dei prodotti.
  • Un insieme di processi tra loro armonizzati. Quelli fighi direbbero un insieme di Service Blueprint che mappino tutti i possibili flussi in modo da consegnare all’utente finale una esperienza superiore.

Tutte cose che Amazon fa benissimo da decenni e che non è certamente un obiettivo semplice da raggiungere.

Gran parte della competizione sta lì.

In questo modo si rischia di lanciare iniziative destinate al fallimento con l’aggravante che la percezione generale sarà che l’e-commerce è una cagata pazzesca.

Non tutto può essere semplificato mediante la creazione di una pure e semplice vetrina. Seguendo la metafora del negozio reale: la vetrina serve a fare entra il cliente nel negozio fisico ma, non appena entrato, c’è una persona che lo accoglie, una cassa che gli permette di pagare in qualsiasi forma egli desideri, un magazzino con gli articoli che acquisterà, un essere umano che si riprenderà la merce in caso di problemi ed un altro che gli permetterà di sostituirla nel caso avesse fatto degli errori.

Tutto questo non si improvvisa.

Molto più interessante, ritegno, Facebook AI che sarà in grado di identificare articoli dalle foto. Questo si che è estremamente potente ma, sempre, non da solo.

Una occasione per cambiare?

Latina, anno domini 2020

Due imprenditori agricoli, padre e figlio, picchiano e licenziano un bracciante che avevo chiesto le protezioni individuali per potere condurre il proprio lavoro in sicurezza.

A valle delle indagini delle forze dell’ordine si scopre che l’azienda sfruttava i propri dipendenti in maniera allucinante.

E questo Covid19 dovrebbe essere una opportunità per il cambiamento? Non ci credo più.

E poi si rompono le scatole se il Ministro Teresa Bellanova si batte per i diritti del lavoro degli immigrati? Andate a ripassare il titolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana.

https://roma.repubblica.it/cronaca/2020/05/18/news/latina_licenza_e_pesta_bracciante_che_chiede_mascherine_e_protezioni_arrestato_imprenditore_agricolo-257006807/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P6-S1.6-T1

Mala tempora currunt.

La prima passeggiata

Dopo più di 54 giorni di clausura oggi mi sono concessa la prima libertà personale.

In prima battuta avevo deciso di andare a correre. Pensavo che ricominciare con 5km di passo basso potesse essere una buona idea per ricominciare a fare quello che ho sempre fatto prima di questi momenti al chiuso.

Mi sono infilato una delle mie magliette tecniche, pantaloni corti, cardiofrequenzimetro e scarpe d’ordinanza. Mi stavo allacciando le stringhe delle scarpe quando mi sono guardato allo specchio.

Ha vinto l’indolenza. Mi sono detto: “Alessandro, ma davvero hai voglia di andare a correre?”.

L’angelo sulla mia spalla destra diceva: “Certo che ne hai voglia e poi è ora che cominci a smaltire tutto quello che ti sei cucinato in questi due mesi!”

Al diavolo sulla spalla sinistra è bastato dire: “Dai, cominci domani.”

Inutile dirvi quale consiglio ho seguito.

Mi sono rivestito ed ho optato per una più classica passeggiata sul lungolago. Al di là della fatica trovo che sia stata una scelta corretta. Avevo voglia di guardarmi intorno, vedere la costa del lago, sentire i rumori che mi circondano senza l’affanno della corsa.

Tutto sommato una piccolissima libertà che non avevo mai considerato come così preziosa. Ed invece quest’ora di cammino ed i sette chilometri lungo il lago sono stati una delle cose più piacevoli di sempre. Si dice, il piacere delle piccole cose.

In questo caso le piccole cose ritrovate e non date più per scontate.

Ma davvero?

Il Quirinale sul suo profilo twitter dà voce al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che esprime il suo cordoglio per la scomparsa del Maestro Ezio Bosso.

Ecco il tweet:

Se provate il desiderio di avere contezza di quello che è il paese reale vi esorto a provare a leggere i commenti a questo tweet. Ci sono dei commenti di una violenza e gratuità inaudita.

Questo al di là del fatto che a molti di questo commentatori arditi sfugge il semplice concetto del reato di cui all’Art. 278 del Codice di Procedura Penale: Offesa all’onore o al prestigio del Presidente della Repubblica.

Per fortuna che questo periodo complesso e difficile avrebbe dovuto rendere tutti migliori. Come si può arrivare ad essere così stronzi, purtroppo non mi sovviene alcun altro termine più leggero, da commentare in questo modo?

Aveva proprio ragione il Maestro Ezio Bosso:

“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.”

Maestro Ezio Bosso