Tecnologia, politica e sociale

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Photo by Dayne Topkin on Unsplash

Che le grandi aziende stiano giocando un ruolo politico nel condurre le proprie attività credo sia sotto gli occhi di tutti nonostante la loro grande resistenza ad ammetterlo.

Allo stesso tempo i grandi produttori di hardware sembrano subire sempre maggiori pressioni dalle autorità di vari governi e forze di polizia affinché permettano loro di avere accesso ai dati degli utenti sui loro prodotti.

Difficile stabilire un sano confine tra quello che è giusto e quello che è ingiusto sotto questo profilo.

Nonostante questo qualcosa di buono sembra comunque accadere.

Apple, Google, Microsoft e Mozilla hanno comunicato che rimuoveranno dalla lista dei trusted root certificates dei loro browser il certificato emesso dal governo del Kazakistan. In poche parole, il governo del Kazakistan richiede l’uso di questo root certificate perché i propri cittadini possano accedere ad Internet.

Se un governo controlla un root certificate ha la possibilità di decrittare tutto il traffico protetto da quel certificato. Conseguenza terribile.

Questa mi sembra una chiara mossa di carattere politico.

Interessante anche un documento rilasciato da Apple che guida gli utenti alla protezione dei propri dati quando le persone stesse si ritengono a rischio.

Il documento si intitola “Device and Data Access when Personal Safety is At Risk” e lo potete consultare seguendo questo link.

Il primo passo per la protezione dei propri dati è proprio l’educazione ad un uso consapevole della tecnologia. Questo documento va proprio in questa direzione ed una cosa veramente ben fatta.


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Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


Apple, ma che strazio

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Photo by an_vision on Unsplash

Da consumatore sono sempre convinto che se io compro un pezzo di hardware, come ad esempio un Personal Computer, devo avere la libertà di usarlo come meglio credo.

Voglio decidere quale sistema operativo utilizzare con l’hardware che ho comprato con i miei quattrini. Mac OS, Windows, Linux o qualsiasi altra cosa io desideri.

Già l’impresa di utilizzare Linux su hardware Apple richiede conoscenze non banali. Ad esempio, sul mio MacBook 12″ ho dovuto cambiare il firmware EFI per potere installare prima Kali Linux e poi Parrot OS. Non alla portata di tutti perché è molto facile rendere il computer un mattone molto costoso.

Ieri Apple ha rilasciato alcuni update dei suoi sistemi operativi Mojave, Catalina e Big Sur. Come sempre per i primi due sono stati rilasciati anche gli standalone installer, mentre per Big Sur ciccia. Ancora non se ne vede traccia.

Mi pare che Apple stia cominciando a negare questa possibilità per i sistemi operativi più recenti.

Che strazio.

L’assenza di questi oggetti rende impossibile installare il sistema operativo su un sistema che ne ospita un altro. Cosa che, per esempio, ho fatto recentemente per riportare quel MacBook 12″ al sistema operativo Apple Big Sur (La versione rilasciata all’inizio aveva l’installer stand alone).

Ma perché?

Questo atteggiamento di continuo lock in mi urta veramente i nervi.

Vero è che con la nuova architettura ARM non ci sono grandi sistemi operativi alternativi disponibili ma certamente qualcuno proverà a portarli prima o poi. Sarebbe quindi difficile tornare indietro una volta fatto.

Triste, molto triste.


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Sempre più perplesso

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Photo by Rob Curran on Unsplash

Sono giorni che cerco di farmi una idea di cosa succederà durante le vacanze di Natale per effetto di questa pandemia.

Per questa ragione mi sono rimesso a leggere i quotidiani per cercare di capire a che genere di provvedimenti stiano lavorando i nostri cari governanti.

Purtroppo non riesco a cavarne un ragno dal buco.

Da un lato ci sono le regole in vigore. Chi rosso, chi giallo e chi arancione con le connesse regole. Bene.

Ci sono queste regole e credo che la maggior parte di noi si stia adeguando in maniera precisa a quando prescritto. Leggo poi di gente stupita per la quantità di gente in giro per le città.

Ora, non voglio fare il solito precisino, ma, esattamente, che regole hanno violato queste persone? Si sono mosse nei confini di ciò che era permesso e non vedo il motivo per ritenerli dei criminali.

Certo esiste una sensibilità personale che dovrebbe cercare di limitare il nostro comportamento all’interno delle regole, magari elaborandone di più stringenti in modo del tutto personale. In sostanza come sto facendo io. Per me in queste giorni sostanzialmente si applicano le regole delle zone rosse con tutte le conseguenze del caso.

I temi centrali sono due.

Il primo riguarda il fatto che, purtroppo, l’interesse personale delle personale prevarica l’interesse generale. Mi muovo all’interno delle regole che mi hanno dato per quanto lasche queste siano. Cerco quindi il maggiore vantaggio possibile cercando di non superare un limite. Peccato che queste regole non siano proprio quelle più adatte a preservare l’interesse generale.

Dall’altra, il legislatore o presunto tale, che si trova nella necessità politica di dare una botta al cerchio ed una alla botte. Il risultato è il solito pasticcio di regole grigie e, sostanzialmente, poco efficaci. Regole che non fanno contenta nessuna categoria. Tutto questo coronato dalla completa incapacità di prendere delle decisioni rapide, quali queste siano.

Avere una responsabilità significa prendere decisioni, e prenderle in fretta. Chiunque si sia mai trovato a dovere prendere delle decisioni gravi sa benissimo che non è possibile fare felici tutti.


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Va bene il podcast, ma…

Fino ad ora mi sono abbastanza divertito nella produzione del podcast di Corrente Debole. Ci sono decine di argomenti di cui mi piacerebbe parlare e, lentamente, li affronterò uno ad uno.

Detto questo credo che si possa fare una salto in avanti con questo piccolo progetto collaterale.

Alla fine quello che mi interessa di più è quello che compete la mia sfera lavorativa e mi piacerebbe avere punti di vista diversi da altri attori che vivono nella stessa industria.

Con il prossimo anno quindi ho intenzione di fare introdurre una rubrica del tipo “Quattro chiacchiere con…” su temi di design ed innovazione.

Mi piacerebbe dare un respiro ampio. Vorrei cercare ospiti che abbiano una solida esperienza alternandoli con designer giovani, magari alla prima esperienza lavorativa, che possano portare un punto di vista più fresco.

Cosa ne pensate? Cosa utile o wishful thinking?


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Tutti più aggressivi

Questo periodo di pandemia ha certamente avuto degli effetti sul comportamento delle persone che, credo, saranno evidenti solo nel lungo periodo.

In questi mesi ho passato un numero infinito di ore al telefono od in conference call, sia audio che video e alcuni di questi effetti li ho misurati direttamente su di me.

In prima istanza sono diventato assolutamente intollerante allo spreco del tempo. Tratto già mio in tempi non sospetti, ma decisamente acuito in questi ultimi mesi. Fatico davvero a tollerare menate inutili che protraggono una conversazione oltre il dovuto. Mi capita non raramente di entrare a gamba tesa in una conversazione chiedendo esplicitamente di essere pragmatici e di “quagliare”.

La seconda cosa che noto molto spesso è che la gente si arrabbia con molta più facilità in una riunione online piuttosto che in una riunione fisica. Di questo, sinceramente, non riesco a dare una spiegazione. Io, per principio, ho smesso di arrabbiarmi per motivi di lavoro anni fa. Semplicemente scrollo le spalle, mi dedico ad altro e faccio come voglio io. Eppure c’è questa aggressività diffusa che in alcune occasioni si manifesta con comportamenti passivo-aggressivi ed altre volte in vere e proprie tirate degne del peggior scaricatore di porto di Marsiglia.

Non me lo spiego. Senza tutte le menate di una frequentazione coatta in ufficio dovremmo essere tutti più sereni. Anche il contatto remoto con i clienti dovrebbe aiutare ed invece sono tutti generalmente più incazzati.

La cosa buffa è che si tratta di sfoghi che lasciano lo spazio che trovano e quattro secondi dopo siamo tutti più amici di prima.

L’altro tratto caratteristico di questo periodo è la tristezza latente che sento, e noto, in molte persone. In alcuni casi una forma di malinconia. Forse sono io che ho trovato l’equilibrio perfetto ma io in questo periodo non sento di avere sofferto l’isolamento in maniera particolare. Forse per il genere di lavoro che faccio, forse per il fatto che con me sto veramente benissimo.

Mi piace stare con le persone e frequentare lo studio ma, allo stesso tempo, mi piace lavorare nella modalità che tutti stiamo vivendo in questo periodo. Sono forme diverse della stessa attività. A me vanno bene tutte e due e poi, qui, ho il frigorifero a portata di mano.

E poi mi sono comprato una sedia bellissima, un pochino da bimbominkia, ma veramente molto, molto comoda e, finalmente, posso tornare a lavorare appoggiando le gambe sulla scrivania. Ma vuoi mettere?


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Oops, we did it again! – Podcast – Episodio 4

In questo episodio parliamo della operazione Cashback lanciata dal Governo Italiano qualche giorno fa e della applicazione IO Pago Pa strettamente collegata ad essa.

Poteva andare meglio? Probabile.

Come sempre diamo uno sguardo a quello che è accaduto dal punto di vista del design e cerchiamo anche di fare un confronto, ammesso che sia possibile, tra la diffusione di questa applicazione e l’applicazione Immuni.

Nel caso in cui foste interessati ecco il link alla trascrizione dell’episodio: Oops, we did again! – Parole Sparse – Episodio 4 – Trascrizione.

Spessore, in questo caso quello vero

Pochi giorni addietro ho scritto del colpo d’ingegno dell’assessore (sempre rigorosamente minuscolo) alla sanità lombarda Giulio Gallera che, in barba ad ogni regola, si fa la sua bella corretta lungo il naviglio.

In quella occasione ho parlato di totale assenza di spessore, personale, professionale e politico.

Ieri abbiamo avuto la dimostrazione che esistono ancora uomini di altissimo spessore e di grandi principi.

Corrado Augias, grandissimo giornalista, decide di restituire alla Francia la Legion d’Onore, altissima onorificenza, perché si ritroverebbe a fare parte di una schiera che annovera anche il presidente Egiziano Al Sisi.

La notizia del conferimento della Legion d’Onore ad Al Sisi ha creato qualche turbolenza anche in Francia, sopratutto per il fatto che è stata fatta passare sotto traccia come nota il giornalista Yann Barthes nel corso della trasmissione Le Quotidien di RMC.

Corrado Augias annuncia che restituirà l’onorificenza all’ambasciatore Francese e lo fa attraverso una lettera. La lettera viene pubblicata da La Repubblica e la potete leggere qui.

Leggetela, e leggetela con attenzione. Io la trovo di una lucidità e di una forza incredibile.

Corrado Augias fa notare come queste onorificenze siano molto influenzate dal “mutevole andamento della storia” ma questo non toglie che il gesto, seppure simbolico sia molto potente.

La lettera si conclude con una grandissima citazione:

Sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum

Orazio

Mi rincuora sapere che esistono ancora uomini come Corrado Augias.

Photo Credits: By Daniele Devoti – Flickr: Corrado Augias, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20855736

I regali di Natale

Che quello che si avvina sarà un Natale diverso da tutti quelli passati credo che sia evidente a tutti. C’è ancora enorme incertezza su quello che si potrà fare e quello che non si potrà fare.

Di conseguenza anche il consueto rito dei regali di Natale cambierà forma.

Per me i regali sono una cosa importante. Li faccio solo alle persone cui tengo davvero e cerco di evitare qualsiasi regalo che non sia strettamente necessario. Scegliere un regalo non dovrebbe essere una cosa banale.

A me piace pensare alla persona che lo riceverà, ai suoi interessi ed a quello che le potrebbe fare piacere ricevere nel particolare momento della sua vita in cui il regalo viene fatto.

In genere mi piace farmi una idea delle possibilità e poi ricercare la cosa migliore, la più particolare. Lascio poco al caso. Cerco di andare a vedere e toccare le diverse possibilità in un negozio fisico per poi fare la mia scelta.

Quest’anno sarà diverso.

La probabilità di vedere molte delle persone cui tengo sarà molto bassa. Verranno tempi migliori.

Per gli altri confesso che non me la sento proprio di andare in giro per negozi come facevo gli anni scorsi. Va detto che non mi sono mai ridotto all’ultimo per comprare i miei regali. Quando mi imbatto in qualcosa che ritengo essere giusta per qualcuno la acquisto a prescindere dal momento.

Anche quest’anno ho la mia lista di possibilità e opzioni per tutte quelle persone che avrò occasione di vedere. Come ho detto non ho fatto acquisti in negozi fisici ma solo online.

Ho deciso di stare lontano da Amazon ma ho ricercato piccoli artigiani con negozi online, siti di e-commerce delle case produttrici e via dicendo. Ne ho viste davvero di tutti i colori e mi sono convinto che in termini di esperienza di acquisto online c’è ancora un mondo da scoprire. Magari un buon tema per un altro post od una puntata del podcast.

Mi sono comunque divertito e fortunatamente non sono dovuto scendere a compromessi. Ho trovato esattamente quello che cercavo e ne sono molto soddisfatto.

Il podcast non è facile

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Photo by C D-X on Unsplash

Oramai sono tre o quattro settimane che su questo blog ospito un podcast. Sino ad oggi ho pubblicato quattro episodi e domani ne pubblicherò un altro.

Devo confessare che il podcast richiede molta più cura di quanto pensassi e la mia stima iniziale del tempo che avrei dovuto dedicare alla sua gestione è stata ampiamente sbagliata.

In primo luogo improvvisare va bene, ma fino ad un certo punto. Durante la creazione di questi primi 4 episodi ho provato due approcci diversi:

  • Il primo approccio è del tutto simile a quello dei post. Parla a ruota libera senza una scaletta precisa. Questo approccio è più prossimo alla filosofia del blog ma richiede un grande lavoro di editing del file audio.
  • Il secondo approccio prevede la stesura di una macro scaletta che funga da traccia durante la registrazione. Questo approccio è molto più efficiente dal punto di vista dell’editing ma decisamente meno spontaneo del primo.

A pancia credo che opterò per il secondo raggiungendo un compromesso.

Alla fine è il tempo quello che conta. Provare a pubblicare qualcosa di qualità ma che non richieda giorni di lavoro per essere prodotto.

Non sono ancora riuscito a raggiungere la qualità audio che desidero. Da un lato sono io che sono impallinato sulla qualità della registrazione e dall’altro ho veramente poca esperienza di post processing audio.

Ho cominciato a sistemare un pochino l’ambiente in cui il podcast viene registrato in maniera da attutire il reverbero tipico di quella stanza ed allo stesso tempo mi sono dedicato alla gestione della equalizzazione, compressione e limitazione dell’audio. Diciamo che sto imparando un sacco di cose e mi sto divertendo un sacco.

Alla fine mi sono deciso ad utilizzare Adobe Audition perché è l’applicazione con cui mi trovo meglio in termini di interfaccia. E’ un pochino vecchio stile ma deve essere quella la ragione per cui mi ci trovo bene.

Il podcast viene ospitato da anchor.fm, azienda recentemente acquisita a Spotify. Anche in questo caso ho scelto la semplicità.

Purtroppo il player di default che viene offerto da Anchor non mi entusiasmi per cui, dopo qualche ricerca, ho deciso di affidarmi a Fusebox che mi piace molto di più.

Posso quindi dire che produrre un podcast non è proprio banale, ma nemmeno rocket science.

Per il momento mi sto divertendo, forse un pochino meno chi mi ascolta 🙂

Per quelli che fossero interessati la pagina del podcast è questa: Parole Sparse – Il podcast di Corrente Debole.

Vuoi la mia attenzione?

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Photo by Prateek Katyal on Unsplash

E’ evidente che tutta la tecnologia sotto forma di applicazioni è alla continua caccia della mia attenzione.

Attenzione che non sono affatto disposto a concedere.

In questi mesi di lockdown sono diventato ancora più integralista rispetto alla gestione delle notifiche sul mio smartphone.

Tutti vogliono mandarmi delle notifiche push per costringermi ad aprire la loro applicazione e consumare contenuti. Il problema è che la maggior parte di questi contenuti sono del tutto inutili e privi di valore, almeno per me.

Per questa ragione il 95% delle notifiche sul mio smartphone sono disabilitate. Ad oggi sopravvivono:

  • Le notifiche dei miei calendari. La ragione è ovvia. Spesso nel flusso del mio lavoro mi concentro su qualcosa e rischio di perdermi degli incontri che sono importanti. La chiave è proprio l’aggettivo “importante”. Per essere sicuro di non venire distratto da notifiche per me non rilevanti tengo sul mio calendario solo quelle cose che per me sono chiave. Tutto il resto viene cancellato al momento stesso della ricezione.
  • Le notifiche dei messaggi e di WhatsApp. Anche in questo caso la ragione è semplice. Con le persone chiave della nostra organizzazione ci teniamo spesso in contatto con i messaggi mentre con le persone chiave della mia famiglia usiamo WhatsApp.
  • Le notifiche di Home Assistant. Questo perché la mia casa è governata da questo sistema e mi servono alcune notifiche.

Oltre a queste applicazioni, nessun altra ha il diritto di fare suonare il mio telefono.

Anche il consumo della mia dieta informativa oramai è praticamente ridotta a:

  • Feedly dove tengo una lista molto curata di siti che contengono cose di diversa natura che mi interessano.
  • Medium dove spesso leggo, sempre da fonti selezionate.

Qui la sostanza della cosa è scegliere quando e cosa leggere.

Insomma, voglio essere io a decidere cosa, come e quando.


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Myst e Oculus

Non sono mai stato particolarmente tentato di provare Oculus Quest.

Ora con il rilascio di Myst su questa piattaforma sono veramente molto tentato di fare una prova. Certo il prezzo non è proprio popolare.

La recensione non sembra affatto male: Review: Myst

Con questo titolo tornerei indietro di una ventina d’anni con uno dei giochi che credo mi sia piaciuto di più in assoluto.


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Apple, questa volta no…

Apple annuncia la disponibilità delle cuffie AirPods Max dal 15 Dicembre 2020 per la modica cifra di 549 dollari.

Mi dispiace ma questa volta mi sa che hai un pochino esagerato.

Se da un lato è vero che hai una foltissima schiera di fanboy pronti a seguirti lungo qualsiasi sentiero tu abbia voglia di avventurarti in questo caso è diverso.

Hai deciso di avventurarti nel segmento presidiato dagli audiofili.

Era un terreno che una quindicina di anni fa frequentavo con molta assiduità ed ero anche, allora, abbastanza preparato. Il mio sistema audio, sebbene limitato dalla mia scarsa disponibilità economica, era un gioiellino che ancora oggi rimpiango quando ascolto musica sul mio impianto Sonos.

Quello è un terreno estremamente scivoloso e guardato a vista da talebani armati da capo a piedi e prontissimi a scatenare la prossima guerra santa.

A confronto delle schiere degli audiofili, i puristi del lievito madre, o le mamme pancine sono dei frequentatori di asilo d’infanzia.

Questi non solo sono aggressivi di natura ma hanno anche una preparazione tecnica che levàti. L’annuncio è recente ma sono certo che ci vorranno poche ora prima che ti vengano rovesciate addosso tonnellate di liquami.

In fondo, poi, non succederà nulla. Venderai i tuoi prodotti come hai sempre fatto e tutti continueremo a fare finta di niente.

E poi, in fondo, non è difficile spendere quella cifra per delle cuffie se proprio sei intenzionato a farlo, così come non è particolarmente complesso riuscire a mettere sul bancone di un negozio diecimila euro per un amplificatore, o ventimila euro per una coppia di diffusori. E’ tutto relativo e funzione della qualità che stai comprando.

Qui il tema è che quella qualità non esiste.

Amici come prima, Apple.


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Spessore

Per qualche strano motivo, che credo dipenda dalla educazione che ho ricevuto dai miei genitori, ho sempre ritenuto che coloro che si occupano di politica, e quindi della cosa pubblica, dovessero essere persone di spessore.

Ingenuo, non è vero?

Leggo ieri che l’assessore, rigorosamente minuscolo, Giulio Gallera si è fatto una bella corsetta di 20 km lungo il naviglio Martesana e che, come impone il costume moderno, ne ha fatto vanto sul suo profilo Instagram postando tanto di percorso e tempi.

Caro assessore Gallera, qualche osservazione.

Sei un ignorante presuntuoso. Mel tuo post auto-celebrativo scrivi:

Oggi 20 km lungo il naviglio Martesana – la maratona è maestra di vita – stringere i denti e non mollare mai

Mi duole informarti che la maratona, come specialità della atletica leggera, prevede una lunghezza di 42,195 km. Potrei anche parlarti della origine di questa distanza ma già mi immagino lo sguardo vacuo e perso nel vuoto nell’ascoltare le mie parole. Quindi non hai corso una maratona, ma nemmeno una mezza maratona. Sono sicuro che il tuo ego ha vinto ed il desiderio di vantarsi ti ha spinto a fare una affermazione falsa.

Sei un delinquente. La regione Lombardia è stata dichiarata da qualche tempo zona arancione e quindi lo spostamento tra comuni diversi da quello di residenza non è permesso se non per motivi di lavoro, studio, salute o necessità. Correre per 20 km non mi pare rientri in queste categorie. Quindi io, povero cittadino comune, devo correre come un criceto all’interno del mio comune mentre tu puoi farti un baffo delle regole e correre lungo 20 chilometri del naviglio Martesana.

Sei un irresponsabile. La tua corsetta la fai con i tuoi amichetti senza indossare la mascherina quando ti fai la foto ricordo dell’impresa. Io, al contrario, devo indossare la mascherina anche quando scendo a buttare la spazzatura.

Sei un arrogante. Con il tuo gesto dimostri a tutti che un personaggio politico con una grande responsabilità è al di sopra di qualsiasi regola. Tutti sono costretti a fare sacrifici dolorosi e tu te ne freghi.

Sei un somaro. Immagino tu sapessi benissimo che quello che hai fatto non lo potevi fare stante le regole esistenti ma lo hai fatto lo stesso e lo hai comunicato al mondo intero. Purtroppo non ti ha nemmeno sfiorato il pensiero che potesse essere inopportuno pubblicare quel post. Il tuo ego era troppo gonfio di fierezza perché potesse suggerirti di non farlo. Dovevi necessariamente fare sapere a tutti quanto sei figo. Come sempre avviene quando l’ego entra in gioco il risultato che hai ottenuto è l’esatto contrario. In fondo sono una persona educata e mi asterrò dal dire che cosa hai dimostrato di essere con quella azione e con quel post.

Sei una nullità. Se proprio non ti interessa la cosa pubblica ma, al contrario, la tua pura sopravvivenza politica in qualità di parassita del sistema in questo caso hai dimostrato il tuo spessore. Ogni azione, e comunicazione, dovrebbe essere misurata in funzione della opportunità politica. In questo caso è ben evidente che il tuo acume politico è prossimo allo zero, anche se solo tu volessi curare i tuoi interessi personali. Semplicemente non sei capace, fattene una ragione.

La mia considerazione nei tuoi confronti non era particolarmente alta prima di questa alzata di ingegno. Ora siamo a livello del suolo e non ho dubbi che starai cominciando a scavare.

Buona corsa!


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Quattordici anni

Oggi è il tuo compleanno, Lorenzo.

Compi quattordici anni ed io non riesco ancora a capacitarmi di come questo tempo sia passato in maniera così incredibilmente veloce.

Ricordo perfettamente quel 7 Dicembre del 2006 quando intorno alle quattro del mattino ti ho tenuto tra le mie braccia per la prima volta. Non hai pianto quando sei nato. Dopo pochi minuti ti si era stampato in volto un sorriso sornione.

Lo stesso stava avvenendo sul mio volto. Mi è sembrata la cosa più incredibile che mi fosse mai successa.

Vederti crescere in questi anni è stata una grande avventura e questi sono solo i primi passi.

Testone e con la tipica arroganza di questa età. Non posso non dire che sono soddisfatto e non perdo occasione per dirtelo.

Cominci a soffrire i miei abbracci ma io continuo a provarci.

Sono convinto che non ci sia nulla che tu non possa ottenere se solo riuscirai a volerla davvero. Troverai quello che ti muove dentro anche se la ricerca è solo cominciata.

Per il momento continua ad essere sereno e goditi questa giornata. Oggi staremo insieme e non posso immaginare tempo più bello di questo.

Buon compleanno!

Caro cliente, – Podcast – Episodio 3

Photo by Gemma Evans on Unsplash

Terzo episodio del podcast di Corrente Debole.

Il titolo di questo episodio è “Caro cliente,” ed in questi minuti mi immagino di scrivere una lettera ad un mio potenziale cliente nella quale gli dico quali sono tutti quei comportamenti che mi irritano.

Naturalmente si tratta di un gioco e quindi cercate di non prenderlo troppo sul serio.

Buon ascolto!

Nel caso vi interessi ecco la trascrizione: Caro cliente,