Evviva la banca!

Per l’ennesima volta negli ultimi anni cambio banca senza averlo deciso io. Nel lontano 1991 aprii un conto corrente con la Banca Popolare di Bergamo e da allora non ho mai cambiato istituto.

Lui, invece, è cambiato diverse volte nel corso di questi anni ed ultimamente sono stati acquisiti da Intesa San Paolo.

Cominciano per tempo ad inviarmi carteggi lunghissimi scritti in corpo otto che, ovviamente, non leggo. Allo stesso tempo comincia anche la comunicazione digitale che, al contrario, leggo. In particolare mi interessa l’accesso ai servizi online dato che sono almeno cinque anni che non metto piede in una filiale fisica.

Loro mi mandano questo messaggio rassicurante:

Con la fusione di UBI Banca in Intesa Sanpaolo del 12 aprile, il tuo My Key diventa ancora più utile. Potrai infatti visualizzare e gestire tutti i rapporti, presso UBI Banca e Intesa Sanpaolo, a te intestati, cointestati e quelli sui quali sei delegato a operare
con delega piena.

Come?
Con le stesse credenziali già in tuo possesso. Se non te le ricordi, puoi consultare la sezione dedicata a My Key sul sito www.intesasanpaolo.com.

Beh, che figata. Non devo fare nulla. Userò le stesse credenziali di accesso e cambierà solo l’interfaccia del sistema online. Che bravi.

La prima cosa che mi lascia perplesso e mi fa presagire il disastro è il fatto che quel link che dovrebbe essere contenuto nel messaggio non porta da nessuna parte… triste presagio.

La realtà purtroppo è molto diversa.

Le mie credenziali di accesso sono composta da un codice cliente e da una password. Le credenziali di accesso a Intesa San Paolo sono composte da un codice cliente e da un PIN.

Dato che la mia vecchia banca impone che i primi cinque caratteri della password siano un numero e che il pin della nuova è fatto di cinque caratteri provo ad immaginare che questo sia il pin che devo utilizzare sulla nuova.

Sbagliato. Non è così.

Provo a recuperare il pin sulla nuova banca ma mi viene ritornato un codice di errore e ad un certo punto ricevo anche un messaggio di errore che mi avvisa che il servizio non è disponibile.

Alla fine dopo diversi tentativi a vuoto ottengo il magnifico risultato di bloccarmi il conto. Meraviglioso!

Provo a chiamare l’assistenza clienti e sono oramai 90 minuti che sono in attesa.

Evidentemente non sono la sola vittima di questo brillante esercizio di comunicazione e migrazione.

Nel 2021 tutto questo è semplicemente fantastico.


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Quello di seguito è l’ultimo episodio.

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Ragazzi, ribellatevi!

Leggevo ieri dell’ennesimo episodio di un professore o professoressa, non ricordo, che ha chiesto alla sua alunna di prendere una sciarpa e bendarsi gli occhi per essere interrogata durante la didattica a distanza.

Ecco la perfetta rappresentazione di quello che la scuola non dovrebbe essere.

Io la trovo semplicemente una cosa inconcepibile, al limite della violenza personale. Purtroppo si tratta di un trend che sta diventando sin troppo diffuso. Anche oltre oceano il tema del proctoring sta diventando molto caldo, e a ragione.

Ora, tutti, ma proprio tutti, a scuola abbiamo copiato, saltato lezioni e compiti in classe, scritto bigliettini e passato compiti e tesine. Non è certo questo che ci ha reso buoni o cattivi cittadini. Fa parte del gioco.

Questo atteggiamento, tipicamente Italiano, per cui comunque tu bari e imbrogli a prescindere mi fa incazzare come poche altre cose.

Ma come diavolo si fa a chiedere ad una quindicenne di bendarsi per essere interrogata di fronte a tutta la classe? Tutti i suoi compagni che la guardano in quella condizione e l’umiliazione di essere considerata una persona non corretta nella gestione dei proprio studi. Follia pura.

Non esito a dire che bisogna essere dei deficienti per imporre una cosa del genere ad un proprio studente. Assolutamente al di fuori di qualsiasi approccio educativo che sia degno di questo nome. Mi auguro che la studentessa e la sua famiglia porti la professoressa in tribunale a rendere conto del suo comportamento. E no, cara professoressa, non ci sono giustificazioni. Non mi interessa sapere che lei si è insospettita o ha pensato che qualcosa fosse fuori posto. Non funziona così, mi dispiace.

Ragazzi, fatevi valere. Non accettate mai queste cose e fate resistenza. Se un professore si comporta in questo modo durante la didattica a distanza cominciare a registrare la lezione ed opponetevi con tutte le vostre forze e fate valere le vostre ragioni. Non cedete. Non è giusto ed alla ingiustizia ci si ribella senza se e senza ma.

Siate educati ma fermi nel farlo.

Ribellatevi a questo genere di angherie. Se non lo fate ora che siete giovani non lo farete mai. Ribellatevi ora ed ogni volta che subirete un torto. Non accettate cose che sapete bene essere ingiuste. Abbiate il coraggio di combattere e di opporvi alla stupidità. Unitevi, aiutatevi e resistete alla stupidità ed alla cattiveria.

Date retta ai miei capelli bianchi.

Davvero, ragazzi. Ribellatevi. Non vi meritate tutto questo.


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Errori

Il 3 Aprile di quest’anno è ricorso il sessantesimo anniversario della emissione di uno dei francobolli Italiani più famosi, il Gronchi rosa. In passato ho collezionato francobolli. SI è trattato di un momento coltivato insieme a mio zio che mi spinse in quella direzione. Uno dei miti fu proprio il Gronchi Rosa.

Nella produzione del francobollo ci fu un errore nella stampa del francobollo perché il bozzettista sbagliò il disegno dei confini del Perù per via, pare, dell’utilizzo di un atlante troppo datato. Ci fu un reclamo della ambasciata Peruviana ed il francobollo venne ritirato dalla circolazione. Fu uno dei rarissimi casi in cui un francobollo ad avere un corso legale di un solo giorno.

Per questa ragione è diventato immediatamente un pezzo molto ambito da tutti i collezionisti ed ovviamente il suo prezzo è lievitato nel corso del tempo.

Allo stesso modo qualche giorno fa è stato venduto un iPhone 11 Pro con un errore di produzione. Nella sua parte posteriore il logo di Apple non è centrato ma leggermente spostato verso destra.

Questo errore, probabilmente unico, ha fatto salire il prezzo di questa unità a 2.700 dollari, quasi tre volte il valore di mercato del prodotto originale.

In qualche caso gli errori creano valore. Nella maggior parte dei casi gli errori si pagano.


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Iterazioni…

CAPTCHA
Photo by Markus Spiske on Unsplash

In questi giorni è la prima volta che mi trovo a dovere scrivere del codice in maniera piuttosto seria e, sinceramente, mi sto divertendo un sacco.

Fino ad ora ho usato Python per scrivere poco più che qualche script o qualche utility per semplificarmi la vita ma non mi sono mai addentrato più di tanto nella filosofia del linguaggio.

Ora sto scoprendo un mondo decisamente affascinante e la mia conoscenza del linguaggio avanza a passi da giganti. Ho scritto quasi tremila righe di codice e ho osservato uno strano fenomeno.

Man mano che la mia conoscenza si faceva più solida mi rendevo conto di modi diversi in cui avrei potuto strutturare un algoritmo o scrivere parti di codice in maniera diversa e più efficiente. Per questa ragione lo sviluppo di nuove cose è rallentato per lasciare spazio ad un continuo processo di refactoring.

Credo che questo sia perfettamente naturale quando si impara un nuovo linguaggio. Parallelamente prendo appunti sulle cose che trovo rilevanti e che credo potranno servirmi in futuro.

Certo manca il confronto con altre persone più esperte dato che la mia è una ‘one man band’ ma sino ad ora l’esperienza è decisamente interessante.


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Buon compleanno!

assorted-color Happy Birthday candles with flames
Photo by Annie Spratt on Unsplash

Buon compleanno a me stesso!

Oggi compio un numero inenarrabile di anni e, generalmente, detesto questa giornata con tutto me stesso.

In realtà questo compleanno, sebbene ancora grandemente influenza dalla pandemia che tutti stiamo vivendo, sembra essere uno dei migliori sino ad ora.

Ora torno alla mia giornata di dolce far niente.


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Vittima di sé stesso

Qualche giorno fa ho letto una notizia che raccontava di come una mezza milionata di dati personali fosse stata sottratta a Facebook e, sostanzialmente, resa pubblica. Mezzo miliardo di dati personali non è poco ma la cosa diviene ancora più interessante quando si scopre che anche i dati personali di Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, fanno parte di quell’insieme di dati.

A fronte di questo il numero di telefono del Sig. Zuckerberg è “out in the wilds”, come piace dire agli americani.

Nel frattempo diversi ricercatori che si occupano di sicurezza informatica hanno analizzato il contenuto di questi dati. Tra questi Dave Walker che fa una scoperta interessante e la pubblica su Twitter:

Scopriamo tutti che il nostro buon Mark usa Telegram.

A questo punto ricolleghiamo questa scoperta al recente cambio dei Termini e Condizioni di WhatsApp e della relativa fuga verso altre applicazioni di messaggistica istantanea a causa delle considerazioni riguardo la privacy.

Ora, è ben evidente che non abbiamo nessuna prova che Mark Zuckerberg stia effettivamente utilizzando l’applicazione, ma i segnali (no pun intended) sono comunque interessanti. Se fosse il CEO di una qualsiasi startup sarebbe plausibile che sul suo telefono fosse presente una applicazione della concorrenza per verificarne le funzionalità e le potenzialità. Un pò meno verosimile se ti chiami Mark Zuckerberg ed hai a disposizione centinaia di persone che possono fare una analisi per conto tuo.

A fronte di questo verrebbe quindi da pensa che il nostro stia davvero utilizzando quella applicazione per qualche ragione a noi sconosciuta.

Qualche pensiero sul tema credo che valga comunque la pena farlo.

E comunque che opportunità di marketing pazzesca per Telegram.


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Scrivere codice non è facile

CAPTCHA
Photo by Markus Spiske on Unsplash

Al giorno d’oggi la disponibilità di informazioni su Internet è praticamente infinita.

Se rimaniamo nel campo della tecnologia puoi imparare un nuovo linguaggio di programmazione semplicemente leggendo la documentazione online e scaricando un interprete od un compilatore. La maggioranza dei linguaggi oggi non hanno un costo associato da sostenere.

Allo steso tempo puoi imparare ad usare nuove librerie, framework, strumenti e metodologie.

Ora, se è vero che è possibile fare tutto questo online è altrettanto vero che non è affatto banale.

Ora la maggior parte dei contenuti assume la forma del tipo “Impara Javascript in 7 minuti”, “Scrivi delle restful API in 3 minuti”, “Diventa un data scientist in 30 minuti” e via dicendo.

Io sono della opinione che non si devono rendere le cose più complesse del necessario, ma è altrettanto vero che non si possono illudere le persone di potere padroneggiare una tecnologia in pochi minuti. Tutti questi tutorial non fanno altro che restituire una idea semplicistica della tecnologia. Questo non corrisponde affatto alla realtà. Se pensiamo alla sola libreria C stdlib, tanto per parlare di qualcosa che conosco, è un universo. Credo che al mondo esistano davvero poche persone in grado di padroneggiarla completamente.

I tutorial sono utilissima ma lo scopo non è quello di semplificare. Io li intendo più come una sorta di Proof Of Concept per dimostrare il potenziale di una tecnologia. In pochi minuti ti puoi rendere conto se quello che tu vorresti utilizzare in un tuo progetto risponde alla tue aspettative. Fatto questo ti devi rimboccare le maniche e studiare. Non c’è una scorciatoia. Devi avere le cicatrici.

Non bastano dieci minuti su YouTube, UDemy o chi per esso per diventare un esperto. L’esperienza e lo studio sono gli unici strumenti possibili.

Tutti sappiamo quanto la complessità del software aumenti in maniera esponenziale man mano che un progetto prende forma e si estende. Trenta righe di codice non sono in grado di rendere evidente questa complessità.

Oh, non a caso c’è un corso di laurea che si chiama Scienze dell’Informazione. Mica un tutorial su YouTube.

Ovviamente la considerazione vale per qualsiasi altra disciplina.


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The Hobbit

The Hobbit è stato il primo gioco in assoluto che io abbia mai comprato e con cui abbia mai giocato.

1982, la data della sua uscita sulla piattaforma ZX Spectrum.

Non riesco nemmeno a quantificare quante siano le ore che ho sottratto allo studio per aggirarmi nelle terre descritte da quella avventura.

Il gioco iniziava così:

You are in a comfortable tunnel like hall
To the east there is the round green door
You see :
    the wooden chest.
    Gandalf. Gandalf is carrying
      a curious map.
    Thorin.
Gandalf gives the curious map to you.
Thorin waits.

Fu grazie anche a questo gioco che fui costretto, una volta per tutte, a cominciare a masticare l’Inglese. L’altro fu la traduzione dei testi di alcune canzoni.

Aaron Reed ce ne riporta una descrizione molto precisa e fa notare quanto questo gioco fosse evoluto per i tempi in cui fu creato: 1982: The Hobbit

Una memoria indelebile.

Niente più telefoni da LG

grey LG Android smartphone with black smartphone case on grey textile
Photo by Ilan Dov on Unsplash

E’ notizia recente che il consiglio di amministrazione di LG ha deciso di interrompere la produzione di telefoni cellulari a causa delle ingenti perdite che la divisione ha accumulato nel corso degli ultimi anni.

Come ho scritto recentemente, niente è per sempre. Qui la lacrimuccia è d’obbligo.

Insieme a Motorola e NEC, LG è stata una delle prime aziende a produrre terminali 3G nel lontano 2002 ed io ci ho lavorato molto. Sono stato tante volte in Corea per lavorare insieme a loro e, a dire il vero, mi sono anche rotto una caviglia davanti alla loro sede a Seoul.

Con LG lanciammo il primo telefono dedicato alla musica. LG 8550 con a bordo una applicazione sviluppata in collaborazione con BeeWeeb che fu il primo store musicale integrato sul telefono prima che Apple rilasciasse iTunes. Con quella applicazione vincemmo il 3GSM Award come best mobile music application nel 2006. Filippo riuscì anche a tirarci fuori una patent.

Con LG si lanciò il primo terminale DVB-H portando la TV su un telefono cellulare.

Peccato sia finita in questo modo. Ne sono molto dispiaciuto.


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La raccomandata

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Photo by Scott Graham on Unsplash

Nelle scorse settimane ho scritto della avventura con Mercedes Benz Financial Services che mi ha richiesto la copia originale del contratto con firma autografa per rendere attivo il contratto stesso. Purtroppo non hanno accettato il documento scansionato ed inviato in formato PDF.

Nel corso dei giorni mi hanno scritto almeno sei o sette volte sollecitandomi l’invio di questo documento.

Hanno cominciato in maniera molto gentile e lungo la strada sono diventati sempre più passivi/aggressivi arrivando a minacciare la cancellazione del contratto se non avessi inviato il documento richiesto.

Ora, se da un lato è vero che la mia pigrizia verso questo genere di cose è incredibile, è altrettanto vero che forse, nel 2021, si dovrebbe pensare a qualcosa di un pochino più evoluto nei confronti dei proprio clienti. Oltretutto sei Mercedes Benz, non l’ultima casa automobilistica del mondo. Senza contare lo sforzo che tu, casa automobilistica, devi fare per sostenere questo processo.

Ad ogni modo mi sono deciso a visitare l’ufficio postale di Laglio per inviare questa raccomandata con il plico di documenti. Tredici pagine di contratto che, nonostante la mia pigrizia, ho letto. Confesso che sono stato tentato di fare qualche modifica qua e la giusto per verificare se chi lo avesse ricevuto lo avrebbe controllato o si sarebbe limitato ad archiviarlo da qualche parte dove prenderà polvere per i prossimi due anni.

La raccomandata dovrebbe essere arrivata a destinazione e, ovviamente, dopo lo stress per la spedizione non si sono manifestati per dirmi che il documento è stato ricevuto.

Ed ora scatta la mia vendetta.

Domani gli scrivo dicendo che voglio ricevere il contratto con la firma autografa del loro rappresentante legale. Per quale ragione tu puoi mandarmi un documento in formato PDF, tra l’altro nemmeno una scansione ma un file con un firma apposta digitalmente, ed io no?

Se vogliamo giocare con la carta, giochiamo con la carta.


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Rivoluzione

Che Guevarra psoter
Photo by elCarito on Unsplash

In queste ore sto riflettendo sulla popolarità che ha ottenuto il mio post che annunciava un cambiamento radicale nella vita. Abbandonare un buon lavoro, lasciare il paese per dedicarsi ad un attività da “ritorno alle origini”.

Il posto ha avuto quasi ottomila visualizzazioni su LinkedIn e quasi duemila sul mio blog. Molto al di sopra della media dei miei lettori abituali che, di solito, si contano sulle dita della mano.

La ragione è semplice. Tutti siamo attirati da una rottura drastica e, almeno nella percezione, coraggiosa. Abbandonare tutte le certezze e la routine per imbarcarsi in una nuova avventura dalle tinte un po’ romantiche.

Quante volete avete sentito qualcuno dire. “Mollo tutto ed apro un agriturismo in Toscana” o, in alternativa, un chiringuito su una spiaggia messicana. E’ un classico, un grande classico.

Affermazioni di questo genere sono comuni perché da un lato tutti prima o poi proviamo la pulsione di fuggire dal castello di impegni ed obblighi che abitiamo, ci siamo costruiti e ci imprigiona. Dall’altro la spariamo grossa perché diviene semplice dire che è troppo complicato e non ce la possiamo fare.

Pochi sanno fare una rivoluzione, specialmente nella propria vita. Spesso quando mi capita di parlare in pubblico faccio una battuta. “Di Che Guevara ne è esistito uno, tutti gli altri hanno solo comprato la t-shirt”. Questa è la realtà delle cose.

Di fatto associamo al termine rivoluzione un evento straordinario ed eccezionale. Un punto di rottura.

Molti non se ne sono accorti ma io, personalmente, ho vissuto una rivoluzione negli ultimi tre anni. Un cambio di vita e di approccio alla vita che è stato per me fondamentale. Certo è che non ha fatto alcun rumore, tanto che è passato quasi sotto silenzio. Se è vero che è stato generato da un evento traumatico è altrettanto vero che è proseguito con lentezza e consapevolezza negli ultimi tre anni. Spesso dico che in questo momento che sono la migliore versione di me degli ultimi 50 anni e ne sono assolutamente convinto.

Quindi una rivoluzione è possibile in qualsiasi momento ma è una spinta che deve nascere dentro di noi e che deve essere accompagnata per mano giorno per giorno.

Non sono necessarie scelte e cambiamenti radicali. E’ sufficiente cercare di scomporre la propria vita in atomi e affrontarli uno ad uno. Togliere di mezzo quelli che sono inutili e di cui possiamo fare a meno. Cambiare secondo il nostro desiderio questi aspetti e poi rimettere tutto insieme in un nuovo approccio.

Io ho cominciato dalle piccole cose. Rimettermi in forma, cominciare a correre, dire più spesso di no, proteggere il mio tempo e via dicendo.

La somma di questi atomi cambiati sarà un vera rivoluzione durante il percorso.

Almeno per me ha funzionato.


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Se me lo chiedete così, rimango!

white and black i love you print on gray concrete wall
Photo by Marija Zaric on Unsplash

Qualcuno ci è arrivato da solo, ad altri lo ho rivelato nel momento in cui mi hanno chiamato o scritto, altri ci sono cascati pienamente.

Ieri era il 1 Aprile e quindi mi sono divertito con un innocente pesce d’Aprile annunciando un cambio radicale nella mia e l’abbandono della tanto amata Sketchin.

Confermo che non è mia intenzione lasciare Sketchin. Si tratta di un posto così straordinario nella sua complessità che non mi dispiacerebbe affatto concludere la mia carriera lì dentro. Ovviamente non dipende solo da me, ma questa è l’intenzion

Mai prendersi troppo sul serio!

Diciamo che si è trattato anche di un esperimento sociale e di verifica di alcuni aspetti della comunicazione sociale e delle dinamiche aziendali che mi stavano a cuore e sulle quali volevo avere delle conferme dirette.

Il primo punto è la struttura del post ho scritto. Coloro che mi conoscono sanno che si tratta di una cosa verosimile ed il post stesso è verosimile. Scritto in un Italiano discreto e con un sufficiente livello di dettaglio da essere credibile. Un po’ di ricerca su quale potesse essere il luogo di destinazione, lo stato della economia agricola in quel paese e l’aggiunta di elementi pratici come la presenza di Sigge o l’intenzione di affiancare alla attività agricola un bed and breakfast hanno fatto il loro lavoro.

Quindi un qualsiasi scritto che sia verosimile e che contenga alcuni dati che sostengano la narrazione viene considerato attendibile dai più. Non è banale.

Eppure all’interno del post c’erano delle citazioni che avrebbero dovuto indirizzare il lettore verso la teoria del pesce d’Aprile. La dimensione della fattoria, 4.2 ettari, l’8 Settembre ed altre cosucce che comunque non sono bastate a suggerire il fatto che si trattasse di uno scherzo.

Vero è che questi elementi erano controbilanciati da elementi fattuali sostanziosi, come ad esempio i ringraziamenti, che erano del tutto veritieri.

Molto di quello che è stato scritto è vero, altro è inventato, altro ancora è un puro desiderio. A voi decidere come classificare il contenuto in queste tre categorie.

Nello scritto gli elementi reali erano per lo più all’inizio del post a conferma del fatto che non leggiamo proprio tutto con attenzione. E’ bastata la serietà della introduzione per convincere i più che tutto il resto fosse vero o, almeno, verosimile. Si tratta di una cosa interessante per la diffusione di notizie più o meno importanti.

Fatto sta che il post ha avuto una diffusione fuori dal normale rispetto alle classiche statistiche del mio blog e dei miei post su LinkedIn. Diciamo 20 volte superiore rispetto alla media giornaliera tradizionale. Anche questo è un elemento interessante. Sopratutto su LinkedIn la diffusione del post è andata molto oltre il normale superando di quasi cinquanta volte la media usuale. Significativo. E’ chiaro che il contenuto del post ha fatto vibrare alcune corde in molte persone. Tutti noi in fondo coltiviamo il sogno di mollare tutto e cambiare vita. Quindi un posto che risuona ha molte più possibilità di diffondersi sebbene non contenga molte verità. Sembra una considerazione banale ma non lo è affatto.

Altro elemento interessante sta nel fatto che è ben evidente che qualcuno controlla quello che scrivo o, quantomeno, ne viene informato. Di fatto si è scatenata una serie di contatti sotto traccia rispetto a me che investigavano sulla veridicità del fatto. Non che mi interessi particolarmente perché, in ogni modo, quello che ho da scrivere e da dire, lo scrivo e lo dico. Non mi sono mai fatto tanti scrupoli a riguardo e mai me ne farò.

Infine, nonostante la chiara indicazione della mia volontà di volere uscire da un certo tipo di dinamiche lavorative e professionali è interessante il fatto che tre head hunter si sono fatti avanti proponendomi di fare due chiacchiere.

Devo quindi dire che sono soddisfatto del mio esperimento.

Ribadisco il fatto che il post contiene molte verità e che i ringraziamenti erano veramente genuini. Ogni tanto si dovrebbe fermarsi e prendersi il tempo di ringraziare le persone che lavorano con te.

Concludo scusandomi con coloro che hanno perso del tempo a causa del mio scherzo. Non era mia intenzione, forse. Questo ultimo punto mi crea davvero qualche rimorso. Moltissime persone mi hanno scritto o telefonato sinceramente interessate alla mia decisione e, davvero, mi sono sentito molto in colpa per essermi approfittato di loro sebbene per sole ventiquattro ore. Mi auguro che vogliano decidere di perdonarmi.

E quindi, ancora una volta: mai prendersi troppo sul serio!


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Niente è per sempre. Ciao Sketchin!

Niente è per sempre, non è vero? Nemmeno i diamanti De Beers!

Lavoro in Sketchin da oramai più di otto anni. Molto più tempo di quanto io abbia mai trascorso in qualsiasi altra azienda nel corso della mia professionale.

E’ un viaggio emozionante che continua a darmi delle grandi soddisfazioni nonostante la complessità che negli anni è cresciuta esponenzialmente.La mia natura è fatta di irrequietudine e curiosità e per questa, sotto certi aspetti semplice, ragione ho deciso di iniziare una nuova avventura.

Ieri è stato il mio ultimo giorno in Sketchin e lo dico con una lacrimuccia che scende sul mio, oramai anziano, volto. Con gli anni sono diventato più sentimentale e non riesco ad affrontare questi eventi con il dovuto distacco.

Sì, è stato veramente un viaggio avventuroso. Ci sono stati molti compagni di viaggio che ho il dovere di ringraziare.

  • Luca, che mi ha sempre sostenuto in questi anni nonostante il mio difficile carattere e le mie intemperanze verso l’autorità costituita, specialmente negli ultimi tre anni e mezzo.
  • Marco, che è una persona brillante e da cui ho imparato una prospettiva diversa che mi ha tanto aiutato ad essere più accondiscendente ed indulgente, in primo luogo verso me stesso.
  • Sergio, che mi ha aiutato a mettere insieme un motore che è degno di una macchina di formula 1. Mi piacerebbe potere dire di una Ferrari ma, purtroppo, quei tempi sono andati.
  • Claudia, che mi ha supportato per anni nonostante il mio scarso entusiasmo per i numeri ma che, purtroppo, continua ad usare solo ed esclusivamente Excel.
  • Andrea, un sabaudo fatto e finito, che è la voce della mia coscienza. Purtroppo troppe volte inascoltata.
  • Gianni, che è uno dei miei migliori acquisti di sempre e spalla su cui piangere e con cui confrontarsi su qualsiasi tema si possa immaginare.

In realtà con quasi ogni persona in Sketchin ho un debito di riconoscenza e sappiate che sono pronto a saldarlo in qualsiasi momento.

Sì, va bene tutto questo pippone ma ora che fai?

La realtà è che ho bisogno di un cambiamento radicale e niente di quello che mi è vicino è sufficientemente eccitante ed adatto per una nuova fase della mia vita. Per questo mi sono spinto verso terreni, nel vero senso della parola, del tutto inesplorati.

No, niente startup che non ne ho proprio voglia e poi siete già in tanti ed io odio la competizione. Voglio competere solo con me stesso da ora in avanti e, vi assicuro, è già molto difficile.

Niente vita di rendita o velleità letterarie ché ho veramente pochi soldi e niente da raccontare.

Allo stesso modo niente nuova azienda e, ancora meno, nessuno nuovo studio di design. Ho avuto il privilegio di potere lavorare in due dei più grandi studi di design al mondo e difficilmente potrebbe esserci qualcosa di meglio. Forse l’unica cosa che avrebbe potuto eccitare i miei sensi sarebbe stato qualcosa che mi avesse permesso di tornare alle origini potendo scrivere codice. Purtroppo sono troppo vecchio e sono nel paese sbagliato.

Ecco il momento in cui il vecchio adagio “braccia rubate all’agricoltura” diviene una realtà.

Con i quattrini duramente guadagnati con il sudore della fronte ho rilevato una piccola azienda agricola in Svezia e mi metterò a fare il contadino.

Sì perché oltre che cambiare attività è proprio il caso di cambiare anche paese. Questo oramai mi sta un pochino stretto. Gli voglio ancora bene ma lui non me ne vuole più. Non vi preoccupate, come si dice, è colpa mia, non è colpa tua.

L’opportunità arriva da un amico che invece fa la scelta opposta. Dopo un periodo tra i campi torna a fare un lavoro in azienda. Insomma. Chi va e chi viene.

Che poi, voi non lo sapete, ma in Svezia ci sono quasi 80.000 fattorie e, che ci crediate o no, è un settore in crescita, sopratutto nel settore bio.

Frutta e bacche. Questo è quello che si produce nei 4,2 ettari del mio nuovo possedimento nel mezzo al nulla. Piccola azienda agricola per piccole velleità di coltivatore. Non diventerò ricco ma i numeri che ci sono sembrano garantire una vita relativamente tranquilla. Ecco, nonostante tutto, ci sono sempre i numeri da dovere considerare ma da questo, purtroppo, sappiamo tutti che nella società moderna non si scappa.

Ecco un altro dato rilevante. Sono nel mezzo del nulla. Soddisferò in maniera puntuale la mia indole solipsista in completa solitudine.

In realtà non proprio solo perché c’è Sigge che è un cristone alto più di un metro e novanta e dai tratti tipicamente nordici. Sigge è quanto di più simile ad un fattore e mi aiuterà a fare in modo di non mandare tutto in rovina. Non mi ha raccontato molto di lui ma mi ha detto che da giovane è stato nella legione straniera, il che è tanta roba. Condividerò lo stesso tetto con qualcuno che, molto probabilmente, è in grado di uccidermi a mani nude ma che, per il momento, dice che si accontenta di vitto, alloggio ed un modesto stipendio.La casa nella prateria, no, non è vero, la casa è nella fattoria ma non ho potuto resistere alla citazione, è abbastanza grande e mi permetterà di gestire tre camere indipendenti.

Quindi la fattoria sarà anche un Bed and Breakfast che gestirò selezionando personalmente gli ospiti. Tu mi scrivi dicendomi chi sei e perché vuoi venire a stare da me ed io decido se farti venire oppure no e ti dirò che cosa potrai fare quando sei qui.

Rifugio temporaneo per chi vuole allontanarsi dai SAL, dal rutilante mondo della consulenza e dalle dinamiche aziendali stressanti. Potrei tirarne fuori un bel concept. Oh, se poi ne sentite la mancanza io vi organizzo un SAL in quattro e quattro otto.

L’8 Settembre è la data ufficiale del trasferimento. Fino ad allora mi riposo gustandomi il lago di Laglio.

Oh, ci si vede là. Fate i bravi e non prendetevi mai troppo sul serio.


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USSTRATCOM

low-angle photography of red space shuttle
Photo by Kurt Cotoaga on Unsplash

USSTRATCOM: United States Strategic Command.

Se andiamo a guarda su Wikipedia di che cosa si tratta scopriamo che:

United States Strategic Command (USSTRATCOM) is one of the eleven unified combatant commands in the United States Department of Defense. Headquartered at Offutt Air Force Base, Nebraska, USSTRATCOM is responsible for strategic deterrence, global strike, and operating the Defense Department’s Global Information Grid. It also provides a host of capabilities to support the other combatant commands, including integrated missile defense; and global command, control, communications, computers, intelligence, surveillance, and reconnaissance (C4ISR). This command exists to give national leadership a unified resource for greater understanding of specific threats around the world and the means to respond to those threats rapidly

https://en.wikipedia.org/wiki/United_States_Strategic_Command

Insomma, si tratta di una struttura di una certa rilevanza nella organizzazione della difesa degli Stati Uniti. Come avete potuto leggere. Tutto sommato sono responsabili di un possibile “global strike” che in altre parole significa che possono lanciare missili a destra e a manca quando fosse necessario.

Qualche giorno fa sul loro account twitter compare un tweet molto particolare:

Tutti si domandano cosa sia quella strana sequenza di caratteri. Un messaggio segreto per qualche unità sul campo? Un codice segreto che ha a che fare con le attività dello USSTRATCOM? Un codice di lancio?

Si fanno le ipotesi più fantasiose e, naturalmente, partono le ipotesi complottiste più assurde come ad esempio quelle di QANON che ipotizzano scenari apocalittici. Non vi linko nulla di questi personaggio perché, onestamente, mi stanno un pochino sulle balle.

Dopo qualche tempo un altro tweet dice di non fare caso al tweet precedente ma non viene data alcuna spiegazione:

Ovviamente questo non fa altro che alimentare le teorie del complotto.

Alla fine si scopre che la risposta è banale. Il rasoio di Occam. La persona responsabile dell’account Twitter dello USSTRATCOM, lavorando da casa, si è allontanato dal suo personal computer lasciando aperto un browser sull’account da lui gestito. Uno dei suoi figli piccoli si è avvicinato al computer ed ha iniziato a giocare con la tastiera producendo il risultato di cui sopra. Praticamente una cosa che è accaduta a chiunque abbia dei figli piccoli in giro per casa in questo periodo di pandemia.

Sinceramente una cosa del genere accadde anche a me in passato. Lorenzo era piccolo ed aveva imparato a scrivere. Qualche volta gli lasciavo usare il mio telefono per mandare dei messaggi alla mamma. In quel periodo aveva tra le mani il mio ipad, ha laciato l’applicazione Messaggi e pensando che tutti i messaggi fossero indirizzati alla mamma ha cominciato a scrivere. Mandò un messaggio alla direttrice acquisiti di una grandissima azienda Italiana dicendole “Mi manchi molto”. Ricevetti una risposta che recitava: “Dottor Galetto, questo messaggio mi sembra molto inappropriato”. Tentai di rispondere ma la toppa fu peggio del buco. Io rido ancora oggi ripensandoci.

Fatto sta che negli Stati Uniti avere accesso alle informazioni è talvolta molto facile grazie al Freedom of Information Act. Qualcuno si è disturbato a chiedere informazioni sull’accaduto ed ha avuto risposta:

“Absolutely nothing nefarious occurred,” reads the response, “i.e., no hacking of our Twitter account. The post was discovered and notice to delete it occurred telephonically.”

https://www.scribd.com/document/500831873/FOIA-U-S-Strategic-Command-response-to-l-gmlxzssaw-tweet

Come cantava Sting: “The Russians love their children too”.

Certo che è buffo riconoscere come qualche carattere possa generare tanto rumore.


Shameless self promotion ahead…

Nel caso non ve ne foste accorti qui in giro c’è anche un podcast con il quale potrete intrattenervi.

Quello di seguito è l’ultimo episodio.

Qui, invece tutti gli episodi pubblicati sino ad ora: Parole Sparse – Il Podcast


Alexa…

Non so per quale motivo e non so se sono l’unico ad avere notato questo comportamento ma da qualche giorno i miei speaker Sonos si svegliano molto più spesso che non in passato.

Ogni tanto rispondo con qualche cosa di totalmente casuale, in altri momenti semplicemente segnalano di non avere ricevuto alcun valido comando.

Questo mi fa riflettere sul numero di oggetti che ho in casa e che, più o meno lecitamente, stanno ascoltando quello che accade. Gli speaker Sonos, il mio telefono, la TV, l’Apple TV, il mio iPad ed il mio computer.

Non ricordo di avere mai avuto così tanti soggetti interessati alle mie conversazione. Peccato deluderli con particolari così poco eccitanti.

Ad ogni modo su questa cosa indagherò un pochino più approfonditamente perché non mi torna.


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