Di corsa

man running on road near grass field
Photo by Jenny Hill on Unsplash

Questa mattina alle sei del mattino sono uscito per fare una corsetta veloce. Cinque chilometri fatti di buon passo la mattina prestissimo.

Dopo qualche minuto di riscaldamento ho preso il mio ritmo del mattino e tutto ha cominciato a farsi più chiaro. Il sole che cominciava a rischiarare il mattino e la mia mente che si apriva durante la corsa.

La corsa al mattino presto mi aiuta molto a concentrarmi sul resto della giornata. Oramai queste corse sono diventate una necessità.

Se tre anni fa le facevo controvoglia e le usavo sopratutto come supporto ad una perdita di peso ora sono diventate una sorta di cibo per il fisico e per la mente che è necessario.

Non sento quasi più la fatica ma dopo essere uscito dalla doccia dopo la corsa il mio fisico ed il mio cervello è prontissimo per la giornata.

Quando non riesco a farlo trovo tutto più complicato.


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Quello di seguito è l’ultimo episodio.

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Progetti personali

CAPTCHA
Photo by Markus Spiske on Unsplash

Da sempre mi piace scrivere codice e cerco di farlo ogni volta che posso, probabilmente anche quando non dovrei.

Non credo che dalla mia funzione in Sketchin ci si aspetti questi ma io davvero non resisto.

Rimane comunque una considerazione importante da fare riguardo l’approccio nei confronti dei progetti personali rispetto a quelli professionali.

In quelli professionali c’è sempre una scadenza da rispettare, delle regole e dei vincoli da rispettare e delle specifiche da rispettare.

Discorso totalmente diverso per quanto riguarda i progetti personali. Va detto che ho sempre considerato la scrittura del codice una forma d’arte e come tale interpreto quello che faccio.

In un progetto personale posso spendere tutto il tempo che desidero su un segmento di codice per renderlo assolutamente perfetto ai miei occhi nel tentativo di renderlo il più vicino possibile a quello che avevo immaginato.

Non ci sono vincoli di tempo ed i progetti personali possono durare all’infinito. Non ci sono vincoli che sono costretto a rispettare e posso gestirli in totale anarchia essendone il padre e padrone. Posso scegliere quale linguaggio usare e posso decidere di buttare tutto alle ortiche e ricominciare da capo se non sono soddisfatto del risultato.

In questo senso trovo che davvero ci avviciniamo davvero ad una forma di espressione del tutto simile all’arte e, come tale, è sempre estremamente divertente.


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Magia

burning playing cards
Photo by Julius Drost on Unsplash

Ieri sera stavo praticando due nuovi effetti. Dei grandissimi classici del passato: The Triumph e The Ambitious Card.

Sono due effetti straordinari e veramente molto impressionanti.

Se avete modo di guardare questi classici eseguiti da un Dai Vernon o da Juan Tamariz vedrete che sono dei veri capolavori di semplicità di esecuzione. Osservandoli si potrebbe parlare di vera magia.

Guardando le mani degli esecutori non si vedono altro che movimenti che qualsiasi persona maneggi un mazzo di carte.

Io trovo che questa sia la vera magia. Usare movimenti che non facciano percepire la tua abilità nel maneggiare le carte ma che, sembrando del tutto normali, portino ad un effetto stupefacente.

Non mi piacciono quei maghi della moderna generazione che usano manipolazioni estreme.

Questa metafora dovrebbe essere usata anche in ambito professionale. Nonostante tu sia un mago nel tuo settore e conosca tutti i più nascosti segreti la tua rappresentazione delle abilità deve sempre apparire semplice.


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Sole

Oggi è una splendida giornata di sole qui a lago. Finalmente le temperature stanno cominciando ad alzarsi e le giornate si allungano.

Dopo questi mesi di isolamento, buio e freddo qualcosa sembra finalmente muoversi e, forse, dopo molto tempo riesco a vedere le cose con un maggiore ottimismo.

Non che non ne abbia mai avuto ma questo continuo clima di incertezza ha reso tutto decisamente più complesso, per quanto interessante.

Pagella

gray metal locker
Photo by Joshua Hoehne on Unsplash

Quest’anno Lorenzo ha iniziato il suo primo anno di Liceo. E’ iniziato nel bel mezzo di una pandemia e quindi non è certamente stato un anno semplice per lui.

Da un lato il passaggio dalla scuola media al liceo che già di per sé sarebbe stato complesso da gestire e dall’altro questa continua altalena tra didattica a distanza e didattica in presenza.

Venerdì sera ricevo una notifica sulla applicazione della scuola che mi avvisa che la sua pagella è stata pubblicata. Ovviamente vado a vedere come è andata, pur sapendo cosa avrei trovato dato che ci capita di parlare dei suoi progressi come dei suoi problemi.

Pagella dignitosa.

Quello su cui mi trovavo a riflettere ieri sera è il fatto che essere un liceale nel 2021 è una enorme rottura di palle.

Non ti è permesso nascondere alcun voto perché tutto viene istantaneamente publicato sulla applicazione della scuola.

La stessa cosa avviene se ti capita di prendere una nota od un rimprovero.

Non è possibile saltare la scuola senza che i genitori vengano a saperlo perché l’assenza è pubblicata online ed il genitore deve giustificare.

Ma voi vi ricordate quando si era noi al liceo? Io mi ricordo il tempo passato a provare a replicare la firma di mio padre da utilizzare sul libretto delle giustificazioni “non ufficiali”. Mi ricordo dei voti di cui mi dimenticavo di parlare a casa. Mi ricordo del ritardo nella consegna della pagella e via dicendo.

Io sono convinto che questa cosa facesse parte di un processo di crescita e di responsabilizzazione. Testavi i confini che potevi attraversare e prendevi coscienza dei rischi. Imparavi a capire che ad ogni azione poteva corrispondere una reazione più o meno grave e decidevi di correre o meno il rischio.

Con tutta questa tecnologia questa tecnologia tutto questo è scomparso e, secondo me, è un male. Stiamo normalizzando tutto e non sempre è un bene.

Io spero che loro, come studenti, trovino nuovi modi intortare noi genitori.


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Vermeer, da vicino!

Quando la tecnologia viene messa a disposizione dell’arte accadono delle cose veramente magiche.

Il dipinto di Vermeer La ragazza con l’orecchino di perla, è stato sottoposto ad una indagine scientifica utilizzando i più avanzati macchinari per lo studio delle immagini.

Tra questi un microscopio digitale Hirox 3D Digital Microscope RH-2000 che ha permesso di realizzare una immagine digitale del dipinto con una risoluzione di 10 miliardi di pixel.

Lo studio di questa immagine ha permesso agli studio di comprendere molto della storia del dipinto e della sua produzione. Le modifiche alla composizione, l’uso del colore, la sovrapposizione degli strati di pittura.

Già questo sarebbe un risultato straordinario.

Viene poi deciso di rendere disponibile l’immagine originale al grande pubblico e questa è una cosa stupefacente. Si possono perdere ore a navigare sul dipinto osservando i più piccoli dettagli. Se si aumenta lo zoom ad un certo punto sembra di entrare su qualcosa di molto simile a Google Maps dove le crepe tra la pittura sembrano fiumi e strade.

Se volete provare una emozione guardate qui.

Pura magia.

La storia che racconta il lavoro che è stato svolto è invece disponibile qui: Closer to Vermeer and the Girl – New discoveries and insights from the international scientific examination

Semplicemente fantastico!


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Riconoscimento facciale

man standing next to crowd with Donald Trump poster
Photo by Michael Ramey on Unsplash

E’ un dato di fatto che moltissime tecnologie avanzate sono oggi alla portata di chiunque sia in grado di maneggiare un qualsiasi linguaggio di programmazione. Spesso anche solo copiando qualche riga di codice dai moltissimi tutorial è possibile fare uso di strumenti estremamente potenti.

Il riconoscimento facciale è una di queste tecnologie.

A seguito degli eventi accaduti recentemente a Washington diversi programmatori si sono dedicati ad estrarre le immagini dei volti dei riottosi usando come base dati i video pubblicati su Parler.

In questo modo sono stati perfettamente in grado di identificare i movimenti delle persone all’interno del Campidoglio oltre che, in molti casi, la loro identità. Questo anche se le persone non avevano un account su Parler ma semplicemente per il fatto che era evidente la loro presenza in un video.

Tanto per dare una idea uno degli attori ha scritto che da circa 900 video su Parler è stato in grado di estrarre le immagini di 40.000 volti. A seguito della estrazione i volti sono stati classificati creando un set di immagini relativa ad ogni persona.

Pare inoltre che un bug sulla piattaforma di Parler abbia permesso di scaricare tutti i file video presenti sulla piattaforma prima che questa venisse messa offline per via della decisione di Amazon di bannarli dai propri servizi.

Qualcuno si è anche messo a costruire un sito web dedicato a visualizzare tutti i volti identificati durante l’evento. Non vi posto il link al sito per ovvi ed evidenti motivi ma troverete qui un articolo in cui se ne parla: This Site Published Every Face From Parler’s Capitol Riot Videos

Si parla sempre molto di democratizzazione della tecnologia e questo ne è certamente un esempio lampante. Scenario che apre certamente un tema importante. Sempre di più la tecnologia guadagna terreno sul fronte della sua semplicità, disponibilità e potenza.

In questo caso il riconoscimento facciale di massa non è più solo disponibile alle grandi aziende od alle agenzie governative. E’ alla portata di tutti con pochi click ed un editor di testo.

Io lo trovo un argomento estremamente importante su cui riflettere.


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Crisi?

white markee light
Photo by Jon Tyson on Unsplash

E’ un periodo in cui soddisfare la mia intenzione di scrivere qualcosa ogni giorno su questo blog vacilla.

In generale trovo che ci siano pochi stimoli ma in realtà potrebbe essere la naturale conseguenza di un lunghissimo periodo di isolamento forzato.

Nonostante questo non ho nessuna intenzione di cedere ed in realtà penso che potrei cambiare qualcosa nel prossimo futuro.

Forse è arrivato il momento di abbandonare l’Italiano come lingua base di questi scritti e passare, una volta per tutte all’Inglese. Vero è che con l’Italiano mi trovo veramente a mio agio e devo pensare molto poco quando scrivo. Con l’Inglese, che comunque maneggio discretamente, sarebbe un’altra storia. Ci penserò su.

Anche sul lato del podcast sto pensando alla introduzione di potenziali ospiti per dare un pochino di movimento rispetto al classico monologo.

Mah, per il momento tutto rimane così e poi vedremo quali decisioni prenderò.


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Gli elementi mi sono contrari

Questo periodo di lockdown continua senza che sia in grado di prevederne la fine e quindi continua la consueta routine di questi mesi.

Purtroppo oggi gli elementi e le divinità ctonie del quieto vivere mi sono avverse.

Questa mattina alle 8.30 è andata via nuovamente la corrente. Era accaduta la stessa cosa ieri pomeriggio. Peccato che questa mattina fossi sotto la doccia e dopo avere visto scomparire la luce del bagno non sono stato sufficientemente veloce da prevedere che anche la caldaia si era spenta.

Il risultato è stato che in dieci secondi si è abbattuta su di me una pioggia di ghiaccio liquido che mi ha paralizzato.

Ovviamente uscito dalla doccia l’asciugacapelli non poteva funzionare e quindi ho dovuto avvolgere la testa in un asciugamano che mi ha istantaneamente trasformato in Moira Orfei, ma senza rossetto.

Senza corrente la macchina del caffé americano non funziona. Dobbiamo usare la tradizionale moka. Provo ad accendere il fornello ma l’interruttore piezoelettrico non funziona. Bene, usiamo un accendino. Peccato mi fossi dimenticato di avere tenuto il gas aperto per cui mi sono bruciacchiato i peli della mano.

Un delicato aroma di peli di pollo abbrustolito si è diffuso in tutta la cucina che nemmeno in un ristorante cinese di quart’ordine. Alcune delle divinità sono state invocate, credo peggiorando il loro atteggiamento nei miei confronti.

Bene, è ora di cominciare a lavorare. Ok, Google è fighissimo ma senza connessione di rete serve con il due di picche a briscola. Niente lavoriamo su qualcosa offline. Ehm, mi sono dimenticato di ricollegare l’alimentatore del mio PC ieri sera e durante la notte la batteria si è scaricata.

La tentazione di rimettermi il pigiama e rimettermi a dormire sino a domani è oramai fortissima.

Mi rendo conto che sta per finire la carta igienica e se non definiamo la carta igienica bene di primaria necessità quale bene può esserlo? Ho quindi la licenza di uscire, e poi devo anche comprare delle sigarette.

Scendo in garage e le divinità sferrano un altro colpo. La batteria della macchina è morta. Beh, dopo che se ne è stata lì ferma per più di quindici giorni era una cosa da aspettarsi.

Appoggio le mani sul voltante e chino la testa sulle mai mormorando tristissimo: “Oggi non è proprio giornata”.

Ok, col cavolo che vincerete. Me ne torno a casa e dal mio iPhone mi occupo di quello che è necessario. Faccio un paio di telefonate e fisso qualche appuntamento per i giorni a venire. Non posso fare molto altro sui documenti se non cose veloce ma tutto sommato funzionato.

Presbiopia a parte perché dopo un’ora e mezza sul telefono ho gli occhi che sembrano quelli di un rapinatore dopo avere ricevuto una ricca dose di spray al peperoncino.

La corrente è tornata, finalmente.

Oggi credo che non rimanga altro che mettersi in cucina e farsi un piatto di pasta alla carbonare cucinata con tutti i sacri crismi per risollevare le sorti.

Ora inpiatto.


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Complessità

assorted electric cables
Photo by John Barkiple on Unsplash

Io credo che lo sforzo che tutti dovremmo fare dovrebbe essere quello di cercare di ridurre la complessità in qualsiasi sistema, personale e professionale, con il quale abbiamo a che fare.

Al contrario continuiamo a creare strati e strati di complessità che alla fine rendono il sistema completamente non funzionale.

Il problema è che, per la grande maggioranza, ogni modifica al sistema non è enorme ma, piuttosto, quasi sempre modesta e poco rilevante in sé e per sé. Eppure tutte queste modifiche si stratificano molto velocemente in ecosistemi complessi e tra loro poco armonizzati.

Dovremmo implementare una politica di resistenza assoluta ai piccoli cambiamenti. Sono i piccoli cambiamenti il problema, non le rivoluzioni.


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Fuga da Whatsapp – Podcast – Episodio 8

Nelle scorse settimane Whatsapp ha annunciato una modifica ai proprio Termini e Condizioni d’uso della diffusissima applicazione di messaggistica.

Il nuovo documento avvisa gli utenti della intenzione di Whatsapp di condividere con Facebook, proprietario della piattaforma Whatsapp, alcuni dati degli utenti tra cui:

  • Numero di telefono dell’utente
  • La propria lista dei contatti
  • Il nome del profilo
  • Le immagini del profilo
  • Il messaggio di stato e la disponibilità online dell’utente
  • Dati diagnostici collezionati dalla applicazione

Da quel momento è iniziata una migrazione di diversi utenti verso altre piattaforme come Telegram e Signal.

In questo episodio parleremo dei temi di privacy e sicurezza legati a questo genere di applicazioni e della importanza di conoscere i dettagli per un uso consapevole ed informato.

Benvenuti ad un nuovo episodio del podcast di Parole Sparse.

In questo episodio parleremo di quanto sta accadendo a valle dell'annuncio da parte di Whatsapp di condividere i dati degli utenti con Facebook.

Credo che sia un tema interessante da affrontare.

Accade quindi che Whatsapp annuncia a tutta la sua customer base la sua intenzione di modificare i termini e le condizioni di utilizzo della applicazione. In particolare il più grosso cambiamento riguarda la condivisione di un certo insieme di informazioni con l'azienda che è proprietaria di Whatsapp, ovvero Facebook.

In particolare viene detto che potranno venire condivise le seguenti informazioni:
- Numero di telefono dell'utente
- La propria lista dei contatti
- Il nome del profilo
- Le immagini del profilo
- Il messaggio di stato e la disponibilità online dell'utente
- Dati diagnostici collezionati dalla applicazione

Insomma un discreto set di informazioni personali.

La stampa comincia a parlarne e molti utenti cominciano a cercare una alternativa.

Ora, prima di proseguire, facciamo un tuffo nel passato e parliamo della nascita di questo genere di applicazioni.

Un tempo esistevano solo gli SMS e gli operatori gli SMS se li facevano pagare, profumatamente data la natura tecnica dell'SMS. In realtà il costo dell'SMS per l'operatore era pressoché nullo. Mi spiego meglio ma senza entrare troppo nel dettaglio tecnico. Diciamo che per potere funzionare la rete cellulare ha bisogno di un metodo per comunicare con il telefono in modo che possa verificare, ad esempio, la necessità di fare roaming, la disponibilità del telefono, lo stato della rete e tante altre cose di questo genere. In termini tecnici questo canale di chiama canale di segnalazione ed è proprio su questo canale di segnalazione che venivano inviati e ricevuti gli SMS. Questo per dire che gli operatori avevano assolutamente bisogno del canale di segnalazione per fare funzionare i proprio servizi ma si sono ritrovati tra le mani una opportunità di ricavarci dei ricavi, gli SMS, appunto.

Credo che tutti i più anziani abbiano usato gli SMS in passato. Qualcuno di noi ricorderà ad esempio le card natalizie od estive in cui si potevano acquistare a prezzi vantaggiosi pacchetti di SMS. La quantità di SMS faceva parte anche delle offerte dei piani tariffari.

La tecnologia evolve ed oltre alla voce cominciamo a potere fare viaggiare dati sui nostri telefoni.

A questo punto si apre una finestra di opportunità. E' possibile fare a meno degli SMS, e quindi evitare i costi, usando delle applicazioni che veicolano i messaggi su una connessione dati. Comincia l'era Whatsapp.

Dal puro punto di vista del design del servizio c'è poco da metterci dentro. In fondo tutte le applicazioni di messaggistica sono assolutamente simili. Certo, ci sono delle differenze dal punto di vista della interfaccia utente e della usabilità ma, ormai, ritengo che siano del tutto allineati. Non c'è quindi una particolare differenza che possa fare propendere verso un servizio piuttosto che un altro.

A questo punto la differenza la fa l'adozione. L'applicazione che si diffonde con maggiore rapidità avrà la naturale tendenza a prendere il sopravvento sulle altre in termini di popolarità.

Anche dal punto di vista della comunicazione è difficile differenziarsi. A questo punto a parità di funzioni ci si deve spostare su altri elementi. Cosa abbiamo a disposizione?

Direi sostanzialmente due cose: privacy e sicurezza.

Credo che il caso Whatsapp dimostri che di nessuna delle due importasse molto a nessuno. La maggior parte degli utenti non ha mai posto particolare attenzione a privacy e sicurezza. Ne abbiamo parlato qui sopra diffusamente in passato.

Quando il tema viene però affrontato dalla stampa alcuni campanelli di allarme suonano e la gente comincia a cercare delle alternative. Nell'ultima settimana ho ricevuto almeno un centinaio di notifiche di Telegram che mi avvisa che qualcuno dei miei contatti si è unito a Telegram. A proposito, Telegram, è proprio necessario?

Io non credo che la maggior parte delle persone si sia informata su quale potesse essere una valida alternativa a Whatsapp. Molto probabilmente si è affidata ai consigli di qualche testata online.

La realtà delle cose è che non ci sono moltissime informazioni aggregate sulla natura dei vari prodotti di messaggistica istantanea. Dopo un pò di ricerca io ho trovato il sito www.securemessagingapps.com che è un pochino bulgare dal punto di vista del design ma che cerca di aggregare una vista di insieme di tutti gli elementi importanti. Diciamo  che è richiesta una certa dose di preparazione tecnica se si desidera approfondire alcuni degli aspetti citati ma è comunque una risorsa interessante per farsi una idea.

La prima caratteristica che tutti vorremmo è certamente la garanzia che nessuno possa leggere i contenuti dei nostri messaggi se non coloro a cui i messaggi sono destinati. Da questo punto di vista credo che Telegram e Signal siano i due sistemi più diffusi che possano garantirci questo aspetto. Il problema di Telegram è che questa feature non è abilitata di default nelle conversazioni ma deve essere attivata volontariamente all'interno di una chat da parte di entrambi gli attori.

Da questo punto di vista Signal vince.

Credo che un altro aspetto fondamentale di Signal risiede nel fatto che il codice sorgente della applicazione è pubblico ed è quindi possibile verificare che quello che viene scritto in termini di feature di privacy e sicurezza corrisponda a realtà.

Whatsapp e Telegram non pubblicano il loro codice sorgente e quindi non possiamo fare altro che fidarci di quello che ci viene detto.

A questo punto ci sono altri elementi interessanti che dovrebbero essere presi in considerazione al di là del fatto che sia reso impossibile leggere il contenuto dei messaggi che ci scambiano. C'è tutta una serie di informazioni personali che condividiamo senza probabilmente esserne completamente consapevoli.

Vi faccio un paio di esempi che ho verificato personalmente.

Cominciamo da Whatsapp. Se si entra in una chat di Whatsapp è possibile sapere se un determinato contatto è online oppure no. All'utente viene offerta la possibilità di non esporre questa informazione ma sono veramente pochi gli utenti che lo fanno.
Questa è una informazione che permette molto semplicemente di derivarne altre, estremamente rilevanti.

Whatsapp mette a disposizione una interfaccia Web per potere leggere e scrivere i messaggi. Ora immaginiamo questo scenario. Io desidero sapere se due persone nella mia lista dei contatti stanno conversando tra di loro. Come posso fare? In realtà è abbastanza semplice ed un paio di anni fa avevo scritto una estensione di Chrome che faceva esattamente questo. Usando l'interfaccia web posso analizzare il contenuto della pagina della chat e verificare se le due persone sono online o meno. Confrontando i tempi in cui sono online posso dedurre se c'è una probabilità che le due persone stiano chattando tra loro. Una cosa veramente banale.

Parlando di Telegram c'è una funzione che di default è disabilitata ma che, se abilitata, permette di esporre la propria posizione. In realtà agli altri utenti non viene condivisa la posizione precisa ma solo la distanza dalla persona che espone la propria posizione. Sappiamo quindi che una persona si trova nel raggio di tot chilometri da noi. Niente di particolarmente pericoloso a prima vista.

In realtà semplicemente esponendo un dato come la distanza da qualcuno si sta esponendo la sua posizione precisa. Una semplice triangolazione è tutto quello che ci serve.

Tutto quello di cui abbiamo bisogno è misurare la distanza da tre punti differenti nello spazio.

Sì, ma come possiamo fare una triangolazione?

Diciamo che ci sono tre differenti opzioni, ognuna di queste con diversi livelli di difficoltà.

La prima, e più complessa, oltre che con qualche margine di illegalità è la seguente. Possiamo utilizzare una Software Defined Radio come ad esempio l'HackRF One e del software di pubblico dominio per trasmettere un falso segnale GPS al nostro telefono. Usando questo strumento possiamo simulare tre differenti posizioni nello spazio ed ottenere le tre misure di cui abbiamo bisogno. Io ho provato con il mio HacRF One e funziona perfettamente. Non tutti hanno però a disposizione hardware di questo genere.

Ci sono metodi più semplici.

Un altro metodo è quello di usare una applicazione che trasmetta a Telegram una serie di false posizioni GPS. Se abbiamo un telefono Android questo è molto semplice dato che ci sono decine di applicazioni che fanno esattamente questo. Su device Apple è leggermente più complesso ma ci sono delle applicazione per PC che permettono di fare quello che ci serve.

Anche questo non è proprio alla portata di tutti.

Il metodo più semplice è quello di saltare in macchina e farsi un giretto di una ventina di chilometri segnando su un taccuino la posizione in cui abbiamo fatto la misurazione e la distanza della persona riportata da Telegram.

A questo punto basta segnare sulla mappa le tre posizioni da cui abbiamo fatto la misurazione, tracciare un cerchio del diametro della distanza segnalata da ogni singola posizione ed il punto in cui i tre cerchi si intersecano è la posizione della persona.

Tutto questo per dire che è necessaria una certa educazione rispetto alle applicazioni che usiamo ed ai dati che esponiamo. Questo è particolarmente vero per quell'insieme dei dati di cui non abbiamo una contezza immediata ma che sono, in un certo qual modo, più nascosti rispetto a quelli che possiamo semplicemente immaginare.

Purtroppo non è un esercizio semplice e va comunque sottolineato che qualsiasi applicazione utilizziamo implica il fatto che siamo disposti a cedere un certo insieme di informazioni, magari non come merce di scambio, ma semplicemente perché permettano alla applicazione di funzionare. Detto questo trovo che sia necessario che qualsiasi applicazione esponga in maniera diretta l'informazione riguardo quali dati vengano da essa trattati.

Per quelle che io chiamo Shadow Information come ad esempio la presenza online o la distanza il discorso si fa decisamente più peloso ed informare l'utente sui potenziali rischi non è affatto banale.

Ad ogni modo trovo che sia una cosa estremamente importante di questi tempi.

Siamo arrivati alla conclusione di questo episodio.

Vi ringrazio per essere stati con me anche in questa occasione e mi auguro di rivedervi al prossimo episodio.

Come al solito sul sito troverete i link che ho citato in questo episodio così come la trascrizione integra

Links citati nell'episodio:

https://www.securemessagingapps.com/

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Marcia indietro

black smartphone
Photo by Petter Lagson on Unsplash

Qualche tempo avevo scritto del fatto che Apple aveva deciso di permettere alle proprie applicazioni di superare qualsiasi limitazione imposta dalla presenza sul sistema di una VPN.

In altre parole, il traffico Internet generato dalle applicazioni di Apple non veniva instradato secondo quanto imposto dalla presenza di una VPN.

Come scrissi allora quella non mi sembrava affatto una scelta molto sana dal punto di vista della privacy e della sicurezza degli utenti.

Io, da utente, mi aspetto che tutto il traffico di rete che la mia macchina genera venga instradato attraverso quello che io decido. Se voglio che tutto il mio traffico sembri essere generato da un paesino della Tanzania voglio essere libero di poterlo fare senza che nessuno ci metta il naso.

Fortunatamente, in alcuni casi, anche i grandi colossi fanno marcia indietro rispetto a scelte discutibili.

Nella ultima versione di Big Sur, Apple ha disabilitato questa feature ed ora tutto sembra essere tornato sotto controllo. Dico sembra perché sino al momento in cui non verrà ufficialmente rilasciata una nuova versione del sistema operativo questo potrebbe cambiare nuovamente.

Questo è l’articolo che ho letto ieri e che parla dell’argomento anche in maniera più tecnica per chi è interessato: Apple Removes macOS Feature That Allowed Apps to Bypass Firewall Security


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Telefunken

Mi piace infinitamente l’idea di recuperare un oggetto dal passato e dargli nuova vita.

In questo caso possiamo guardare a questa cosa da due differenti punti di vista. Uno classico ed uno moderno.

Possiamo quindi comprare un oggetto del passato in uno dei tanti mercatini dell’antiquariato e spendere del tempo in un progetto personale per restaurarlo e dargli una nuova esistenza nei giorni nostri. Questa è una cosa che personalmente faccio con i rasoi a mano libera. Mi piace cercarli nei mercatini e poi lavorarci sopra. Rimettere a nuovo la lama eliminando la ruggine o la patina del passato. Pulire e lucidare il manico, sostituire i rivetti, lucidare la lama ed affilarla. In genere ottengo dei risultati molto piacevoli e le lame restaurate vanno a finire nella mia ormai nutrita collezione di rasoi.

Un’altra cosa estremamente interessante è recuperare un oggetto e usarlo popolandolo di nuova tecnologia unendo passato e futuro. Un esempio di questo lo potete vedere nel video che riporto di seguito. Una vecchia radio Telefunken viene privata della parte elettronica con cui nasce e viene sostituita con un Raspberry Pi ed altra elettronica. In questo modo si crea un oggetto controllato dalla voce ed in grado di raccontare storie interattive.

Secondo me è una cosa fighissima e con poche decine di euro ed un insieme di programmi che sono utilizzabili del tutto gratuitamente è possibile realizzare una cosa di una bellezza incredibile.

Rimango sempre sorpreso dalla potenza e dalle possibilità che la moderna tecnologia ci mette a disposizione. Abbiamo la possibilità di inventare delle cose bellissime. E’ un vero peccato non approfittare.

Ecco il video:

https://www.youtube.com/watch?v=smQBHZZrqBM&feature=emb_logo
The Interactive Storytelling Radio

Semplicemente fighissimo!


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Social Media…

E’ oramai diverso tempo che non uso attivamente i miei account sui vari Social Media se non per diffondere quello che scrivo qui sopra.

In alcuni momenti mi ritrovo a dare una occhiata a quello che ci succede sopra ma mi ritrovo sempre ad abbandonare dopo pochi minuti. Facebook, Instagram, Twitter e via dicendo.

Non ci trovo davvero più nulla di utile o che sia in grado di arricchirmi in qualche modo. Rimango spesso colpito dalla pessima qualità della grammatica e della sintassi di perfetti sconosciuti. Vedo nascere e morire liti furibonde sulle questioni più futili così come leggo cose terrificanti sugli argomenti più seri.

Sono arrivato alla conclusione che non ne vale più la pena. Mi domando quale senso possa mai avere per me ora.

Ora sto meditando su quale possa essere la soluzione finale. Semplicemente lasciare il profilo attivo ma non utilizzarlo o cancellare tutto definitivamente?

In questi ultimi giorni propendo più per la seconda ipotesi che non per la prima.


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Una voce dal passato

Ci sono degli articoli che vanno a popolare i miei feed che mi divertono in maniera incredibile. Spesso capita di leggere delle vere e proprio gemme.

Sono sempre molto stupito dalla fantasia delle persone nei confronti dei loro progetti personali.

In questo caso particolare mi ha colpito questo progetto di Emily che riceve in regalo una vecchia pellicola da un amico. Questa pellicola contiene una traccia audio che non è riproducibile dal proiettore in suo possesso.

Per questa ragione Emily decide di trovare il modo di potere ascoltare l’audio originale e per questo inizia questo progetto.

Io lo trovo semplicemente incredibile ed assolutamente affascinante. Una sorta di spedizione archeologica nella tecnologia.

Non vi nascondo che mi piacerebbe moltissimo trovare qualcosa del genere su cui lavorare.

Guardate il video perché oltre ad essere fighissimo è molto curato nella sua realizzazione.

The Optical Sound Decoder: An exploration of old film technology

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